mercoledì 1 agosto 2007

Moriremo capitalisti?

E’ un qualcosa che sappiamo tutti, di cui abbiamo piena coscienza, eppure la realtà circostante megafonata dai media ci ripete in continuazione che non è vero, che ciò che pensiamo è sbagliato. Mi riferisco al fatto di non credere che il sistema nel quale viviamo sia l’unico possibile e il migliore possibile.
Farò un paio di esempi così ci capiamo meglio, perché quando di parla della nostra vita bisogna parlare bovino e non difficile come i libri stampati.

Primo esempio: sto parlando con il tecnico riparatore della tv e lui mi sta dicendo che tra qualche anno il suo mestiere scomparirà. “Ma come”, dico io, “vuol dire che i televisori non si romperanno più?” “No, quando si romperanno si butteranno via e se ne compreranno dei nuovi”. Mentre lo dice nemmeno lui ne è tanto convinto e a questa idea anch’io istintivamente mi ribello. Faccio parte della generazione i cui genitori riciclavano gli abiti del figlio maggiore a quello minore, figuratevi, e chi non aveva fratelli come me li ereditava dai cugini.
Secondo esempio: mi domando perché non vi sia un servizio decente di autobus per andare al mare, visto che non ho la macchina. Risposta: non è conveniente perché tutti hanno la macchina e per pochi utenti il servizio costerebbe troppo. Di fatto io e magari tante persone non automunite, giovani e anziane, non possono andare al mare se non hanno qualcuno che li accompagni in macchina.

Sono esempi da tre soldi, forse stupidi? No, riflettendoci un attimo su, viene fuori che alla fine è la nostra libertà ad essere limitata.
Dove sta scritto che quando mi si rompe il televisore io non debba farlo riparare ma buttarlo, creando ulteriore monnezza difficilmente riciclabile e pure inquinante? Perché il tecnico riparatore deve scomparire, come scompaiono le sarte, i ciabattini, i falegnami, ecc.? Il motivo sta solo nel fatto che non si producono le merci che ci servono ma se ne producono sempre di più. Non è la domanda che crea l’offerta, ma esattamente il contrario.
L’autobus per il mare. I servizi non sono più considerati tali ma anch’essi devono produrre profitto. E’ così anche per i treni e i trasporti in genere. Visto che se solo dieci persone vanno al mare in autobus in un giorno d’estate loro non ci guadagnano, allora si elimina il servizio. Fare il ragionamento che forse se la gente avesse un servizio di trasporto pubblico decente lascerebbe a casa l’auto e diminuirebbe il traffico, no, non se ne parla nemmeno. Il sistema nel quale viviamo non brilla né per flessibilità di pensiero né per altruismo nei confronti degli utenti.

Se ascoltiamo i megafoni di regime che parlano per bocca di chi “ci guadagna”, ricordiamo bene le parole d’ordine: crescita, sviluppo. Il paese deve crescere, il PIL deve crescere, bisogna ampliare lo sviluppo.
Facendo un paragone biologico, un organismo cresce e si sviluppa ma ad un certo punto, raggiunta la fase adulta, si ferma e anzi, inizia a declinare progressivamente fino alla sua morte e distruzione.
Il qualcosa che si sviluppa in senso economico invece, il mercato, non si ferma mai e dovrebbe teoricamente continuare a svilupparsi all’infinito. Anzi, tutte le risorse disponibili, umane e non devono essere sacrificate a questo grande Moloch, lo sviluppo esponenziale.
Già qui ci rendiamo conto che siamo nell’ambito di qualcosa di contrario alla nostra natura biologica. Per parafrasare l’agente Smith di Matrix, quando parlava di Uomo e virus, c’è un’altra cosa che cresce in teoria in maniera inarrestabile: il cancro.

Questo sistema economico, che oltretutto ha già cominciato a distruggere la stessa economia per farne pura finanza, è un cancro che sta progressivamente distruggendo le nostre vite e, cosa ben più grave, il nostro ambiente. Vi pare un’affermazione troppo forte?

Ieri mi sono imbattuta per caso, leggendo questa intervista su Megachip con l’autore, nel pensiero di Serge Latouche, filosofo e teorico della decrescita.
Certo, come tutte le idee che tentano di immaginare un altro mondo possibile, anche il pensiero di Latouche si scontra con la fatale frase: “Va bene, e in concreto come lo cambiamo questo mondo?
Secondo lui c’è poco da attendersi dalla sinistra:
“La sinistra istituzionale è già una cosa di per sè non completamente chiara. La si può definire come quella parte politica che intende gestire l'economia e quindi la società in maniera magari diversa dagli ultra-liberisti, ma che vuole gestire il sistema, non cambiarlo o rimetterlo in causa.”
Quella che io definirei il capitalismo con l’anestesia.
Mi paiono interessanti anche queste sue altre riflessioni:
“Credo che bisogna abbandonare anche la problematica del "soggetto storico" che abbiamo ereditato dal marxismo. Ogni battaglia ha una fine. La lotta di classe oggi è terminata ed è il capitale che ha vinto. La globalizzazione è la manifestazione della sua vittoria: provvisoria ma incontestabile. Ci sono due maestri tra le mie fonti d'ispirazione: Cornelius Castoriadis e André Gorz. Secondo loro il sistema capitalistico si autodistrugge. Nessuno ha il potere di resistere alle multinazionali.
D'altra parte, non è ciò che resta della classe operaia che si farà portatrice del cambiamento, della "democrazia radicale". Anzi, gli operai sono a volte più reazionari degli industriali. È tutta l'umanità che è minacciata da uno sviluppo e da una crescita senza limiti quindi, potenzialmente, tutti possono essere i fautori della decrescita. “
Siamo quindi su un’astronave che si autodistruggerà prima o poi? Temo però anch'io che l’autodistruzione del capitalismo porterà con sé la distruzione del pianeta, specie se la mia metafora forte della neoplasia sarà valida fino in fondo.
Quando il cancro ha ormai invaso ogni meandro dell’organismo ospite, infatti, insorge la cachessia e quindi la morte dello stesso.
Possiamo restare fermi ad aspettare che il sistema crepi, e noi con lui, oppure dovremmo muoverci per cambiare le cose? A questo punto il problema è come.

Fino ad ora nella storia precedenti sistemi economici furono rovesciati da rivoluzioni, perchè furono pensati sistemi alternativi, giusti o sbagliati che fossero, e gli uomini si mossero.
L’unico vero movimento rivoluzionario che si intravede di questi tempi, il movimento antiglobalizzazione del quale Latouche è un esponente, dopo le mazzate di Genova si è ripiegato su sé stesso.

Come possiamo cambiare il sistema? Con forme di resistenza, dal rifiuto del consumismo (che però sarebbe efficace solo sui grandi numeri), al boicottaggio dei media tradizionali.
Oppure la grande rivoluzione potrebbe essere, come suggerisce Massimo Fini nel suo libro “Il denaro, sterco del demonio”, l’eliminazione del denaro dalla nostra vita, la sua abolizione? Se ci pensiamo bene potrebbe essere l’uovo di Colombo.
I finanzieri, privati del denaro non saprebbero come andare avanti, non sopravviverebbero. Noi gente comune potremmo sempre barattare cose, conoscenze, esperienze. In Argentina durante la crisi del 2001 si sono sperimentate forme alternative di mercato fondate sullo scambio di cose.
Dal mercato al mercatino, dite voi? Perché no? Pensiamoci, o vogliamo proprio morire capitalisti?

23 commenti:

  1. Anonimo18:06

    Più che un commento, ci vorrebbe lo spazio di un saggio. Cercando di sintetizzare al massimo, la soluzione potrebbe anche stare nelle cose. Chi ti dice che il sistema capitalistico non arrivi a sviluppare soluzioni più efficienti e non vada necessariamente verso l'autodistruzione? Il tuo ragionamento tiene solo se parli di sistema e non delle persone che lo adottano. Può essere che il sistema capitalistico imploderà, ma è anche possibile che aprendo ad un liberismo reale e meno servo degli oligopoli, a qualcuno cominci a venire in mente un'idea brillante che cambi le regole della competizione. Inoltre, non consideri i potenzili futuri in termini di guadagno di efficienza e di miglioramento della tecnologia disponibile. Prese singolarmente, le auto di dieci anni fa inquinavano più di quelle di oggi. Magari, in futuro, le auto nessuno si ricorderà nemmeno più cosa fossero. La tua è una visione che fa del pessimismo un'assunzione fondamentale. I sistemi economici, come i sistemi sociali, mutano. Fino ad ora non necessariamente in peggio: cento anni fa il numero di persone povere era molto superiore di quello odierno. Un sistema capitalistico - o meglio liberista, che sono due cose parialmente diverse - non ha l'ambizione di rappresentare staticamente l'ottimo, ma è un sistema più efficiente degli altri, compresi quelli della decrescita guidata che è una troncatura della libertà individuale bella e buona. Chi stabilisce quale sia la felicità? Il despota illuminato? No, grazie. Meglio rischiare di arrivare liberamente all'estinzione che una felicità imposta, eterna, da schiavi.:-)

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  2. Anonimo20:17

    Tutto quello che compriamo NOI pensiamo che sia indispensabile, invece no, sono tutti (anche quelli culturali) bisogni indotti dai media.
    Il messaggio che pubblicità e media diffondono continuamente è che il benessere passa attraverso il consumo, ovvero attraverso l’acquisizione continua di una quantità sempre maggiore di prodotti.

    Bisogna invece DECRESCERE, invertire la rotta, pensare alla decrescita economica come un fattore di sviluppo e non come un fattore negativo. C'è bisogno di una radicale inversione del modo di pensare.
    "Ritengo sia urgente e necessario rinunciare all’immaginario economico per il quale “di più” significa “meglio” e imparare ed essere capaci a dire: “è sufficiente” oppure “è abbastanza” piuttosto che “sempre di più!”.
    Comunità e decrescita, Alain De Benoist

    Qual'è il problema grosso da affrontare?
    Il PIL, la BCE, il FMI, le agenzie di rating e in definitiva il problema dei problemi, la questione SIGNORAGGIO, ossia LA PROPRIETA' DELLA MONETA.
    Se un numero sempre crescente di persone acquisterà di meno andrà a rotoli tutto il SISTEMA e non solo del nostro paese.
    Hai mai sentito una forza politica dire che bisogna crescere di meno?
    NO ???
    E allora saranno ca..i amari per tutti.
    NOI.

    DECRESCERE...
    DECRESCERE...
    DECRESCERE...

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  3. Questo è un bel post ma bisognerebbe davvero fare una discussione approfondita. Io vado controtendenza, non penso che questo sia l'unico mondo possibile, che il modello economico sia l'unico pensabile e che non si potrebbe stare meglio di così.
    Però non vedo che alternative ideologiche a questo modo di essere, non alternative realistiche, che si autosostengono.
    Un discorso lungo, mi rendo conto che riassumerlo in 2 parole non è possibile..

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  4. Anonimo22:33

    Cara Papera, mi piace molto il tuo blog...anche questo tuo post è molto interessante...ripasserò con calma...ciao e buona serata...

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  5. Come dice il proverbio, è la goccia che scava la roccia. Ognuno di noi può fare molto (?) anche con il proprio comportamento.
    Io credo ancora che un altro mondo sia possibile e sostengo quelli che almeno lo pensano.
    La spallata al sistema verrà data dalle migrazioni di massa che proverranno dal terzo mondo di cui oggi non abbiamo che l'avvisaglia.
    La televisione è arrivata pure lì e ci sarà un momento in cui nessuno accetterà la disparità che esiste tra noi e loro

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  6. la soluzione l'hanno già trovata. Nel 2050 su Marte. Poi sarà la volta di Venere, poi Saturno. Poi arriveranno Vega e i mostri Amiba e saranno cazzi per tutti.

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  7. Anonimo10:13

    tranquilla, non durerà ancora per molto.

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  8. Anonimo10:32

    Quello che dici nel tuo post è così ovvio per me.
    Riguardo ai tuoi due esempi da tre soldi, è molto probabile che nel prossimo futuro il riciclaggio di qualsiasi tipo di merce sia diventato una necessità quotidiana e la motorizzazione di massa sia collassata.
    E la decrescita economica sarà diventata una realtà di fatto.
    Altro che crescita continua propugnata da questo sporco neoliberismo da incubo che sta trascinando l'umanità in un nuovo medioevo.
    Il turbocapitalismo sicuramente è prossimo all'implosione e l'umanità con esso, se i Governi continueranno a rimanere nella sostanziale immobilità sul fronte della decrescita energetica ed economica.

    Paolo

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  9. ehila son tornato.

    Tu invece sei rimasta, e vedo che sei sempre ar mejo.

    Ora cambio il link sul mio blog va.

    Ciriciao

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  10. Anonimo14:34

    Secondo me lo scenario piu'probabile e' quello dell'isola di Pasqua.

    Troppa inerzia e ignoranza nel sistema

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  11. @ mthrandir
    "Chi ti dice che il sistema capitalistico non arrivi a sviluppare soluzioni più efficienti e non vada necessariamente verso l'autodistruzione?"
    Beh, dopo duecento anni sarebbe anche ora, ma non lo credo.
    Noi dimentichiamo sempre che i tre quarti della popolazione mondiale fatica ad arrivare a sera, non sa cos'è Internet, della tecnologia non sa che farsene perchè avrebbe bisogno solo di acqua.
    Il cosiddetto progresso è qualcosa che riguarda noi fortunelli ma non è per tutti e ciò è profondamente ingiusto.

    "ma è anche possibile che aprendo ad un liberismo reale e meno servo degli oligopoli, a qualcuno cominci a venire in mente un'idea brillante che cambi le regole della competizione."
    Ragionamento perfettamente liberista: speriamo che a qualcuno la libera iniziativa faccia venire in mente una soluzione. Assomiglia più all'uomo della provvidenza o a "gigante pensaci tu". ;-)
    Il progresso tecnologico non necessariamente porta ad un miglioramento della vita quotidiana.
    Io non sono pessimista, prova ne sia che credo in un altro mondo possibile. Tu non vedi altro sbocco se non una continuazione di questo meccanismo.
    "Un sistema capitalistico... è un sistema più efficiente degli altri, compresi quelli della decrescita guidata che è una troncatura della libertà individuale bella e buona. Chi stabilisce quale sia la felicità? Il despota illuminato? No, grazie. Meglio rischiare di arrivare liberamente all'estinzione che una felicità imposta, eterna, da schiavi.:-)"
    Beh, che sia più efficiente è facile dirlo, non vi è praticamente concorrenza.
    Arrivare liberamente all'estinzione? Mi sembra una cosa piuttosto curiosa. Non sarà invece : muoio piuttosto che ammettere di avere sbagliato?

    @ matisse
    grazie

    @ franca
    non solo, ma i migranti che vengono dall'Est, per esempio, già cominciano a non accettare più di farsi sfruttare. Anche nei loro paesi cominciano a reclamare diritti. Vogliono tutto ciò che abbiamo noi (giustamente) e quindi per i datori di lavoro un giorno non sarà più conveniente né assumere il migrante o delocalizzare.

    @ rumenta
    nel 2012 ci sarà la grande invasione aliena. (chi bazzica X-Files mi ha capito...) ;-)

    @ Paolo
    del resto tutte le grandi civiltà sono finite, prima o poi.
    Se camperò abbastanza per vedere il cambiamento sarò una brava nonna che farà le tagliatelle per tutti.

    @ bevilacqua
    Ehilà, ma dov'eri finito? Bentornato!

    @ phitio
    Atlantide?

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  12. Anonimo17:16

    Ciao, mi affaccio dal blog Petrolio
    Il fatto che gli "operai" siano reazionari è normale, sono legati alle strutture di produzione che sono da modificare, ed in genere non hanno la flessibilità culturale di base per i cambiamenti, grazie ai progressi del sistema educativo, quindi li avversano. La teoria della decrescita mi sembra che inizi ad operare ad un livello troppo alto della struttura capitalistica, mentre le contraddizioni del sistema sono più profonde, a partire dalle politiche demografiche, parlare di diventare un po tutti contadini è poetico, ma contrasta con il rifornimento alimentare di ogni città con qualche migliaio di abitanti. Più convicente è l'attacco al ruolo della finanza globale, e l'enfasi sulla concentrazione, che è il male dei mali. Latouche vede che la concentrazione della ricchezza ha ampliato in ampiezza il potere di controllo delle elite, ma vede anche lo sviluppo in verticale del controllo, che arriva a determinare ormai i comportamenti collettivi: si impone il pensiero unico economico come risultante di un quadro di valori. La moralità del sistema è autodeterminata, gli strumenti per incrinare questa realtà restano da individuare.

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  13. Anonimo17:39

    @ lameduck:
    Noi dimentichiamo sempre che i tre quarti della popolazione mondiale fatica ad arrivare a sera, non sa cos'è Internet, della tecnologia non sa che farsene perchè avrebbe bisogno solo di acqua. Il cosiddetto progresso è qualcosa che riguarda noi fortunelli ma non è per tutti e ciò è profondamente ingiusto.
    -------
    Eppure bisognerà risolvere anche il dilemma tra conservazione dei valori culturali dei thug (molto in voga in certi salotti) o missionaria divulgazione del nostro modello. Un sistema liberista in genere, più ancora quello capitalista, è un sistema che crea differenze. Per te questo è ingiusto, per me lo è se la differenza si crea per motivi diversi dal merito. L'uguaglianza di risultato mi sembra decisamente mortificante perchè castra solo le ambizioni maggiori allineandole a quelle di chi ne ha meno
    ------
    Assomiglia più all'uomo della provvidenza o a "gigante pensaci tu". ;-)
    Il progresso tecnologico non necessariamente porta ad un miglioramento della vita quotidiana.
    Io non sono pessimista, prova ne sia che credo in un altro mondo possibile. Tu non vedi altro sbocco se non una continuazione di questo meccanismo.
    -----
    Ho scritto esattamente il contrario. Nessun affidamento alla provvidenza o al gigante buono, è solo questione di probabilità. Il tuo ragionamento mi sembra escludere sorprese in positivo restando nell'ambito del modello capitalistico e assumendo l'inevitabilità della fine. Io dico che si è affermato in occidente da oltre 400 anni passando attraverso rivoluzioni politiche, sociali e tecnologiche ed è ancora lì. Sostenere che non abbia migliorato le condizioni di vita (il progresso) almeno ad una parte di mondo è affermazione non vera. Conta i tassi di mortalità infantile o la speranza di vita e confrontala con quella di un secolo fa:-)
    -------
    Beh, che sia più efficiente è facile dirlo, non vi è praticamente concorrenza.Arrivare liberamente all'estinzione? Mi sembra una cosa piuttosto curiosa. Non sarà invece : muoio piuttosto che ammettere di avere sbagliato
    ------
    Concorrenti se ne sono proposti parecchi, su tutti le economie centralmente dirette. Mi pare non abbiano avuto grande successo. Sul resto, non pretendo di avere la verità in mano. La decrescita imposta è una forma di centralizzazione e di statalizzazione che è destinata ad avere lo stesso successo delle pianificazioni sovietiche sia in termini di libertà della società che dovesse sciaguratamente adootarla sia in termini di adeguatezza all'indole umana. In ogni caso, è una forma oppressiva e di negazione. Continuo a preferire il rischio di una scelta libera e ferale di una vita "felice" da servo.:-)

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  14. Anonimo19:45

    Commento scritto ieri sera ma non inviato per strani influssi astrali:

    Non lo so, Lame, sono in fondo troppo ottimista per vedere il baratro, anche se quando penso al futuro dei piccerilli non mi sento certo tranquillo, anzi.
    Però vedo intorno a me esperienze economico-produttive del terzo settore che mi sembrano incoraggianti. Non andranno contro il sistema ma, diciamocelo, spesso oggi chi va contro il sistema non presenta - ai miei occhi, ovviamente - alternative allettanti.
    Ma forse le alternative non devono essere per forza allettanti...

    Cima

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  15. Anonimo20:08

    Hola!
    Arrivo passando da Petrolio e ti scopro con piacere.
    Sto leggendo l'ultimo libro di Latouche, ma la decrescita non mi era sconosciuta.
    Credo che aumentare l'efficienza restando nel "sistema economico" serva solo a moltiplicare i consumi (e la produzione)e sono favorevolmente attratto dalla teoria della decrescita anche se ancora non del tutto convinto.
    Consiglio, per allargare l'argomento, la lettura di "manifesto per un mondo senza lavoro" di Ermanno Bencivenga..

    Tornerò a leggerti
    :-)

    RispondiElimina
  16. Anonimo00:54

    Ma quale "spottone", papera? Quando un blog mi piace lo strombazzo, mica mi limito al linkino stitico... ;-)

    Quanto al capitalismo... anche i feudatari credevano che il feudalesimo fosse il miglior sistema economico e l'unico possibile. Infatti sono finiti dove meritavano: nel Medioevo.
    :D

    RispondiElimina
  17. Anonimo09:37

    Atlantide?

    Bello, quel mito, ma l'Isola di Pasqua fa rima con Olduvai, e non c'e' stato nessun finale glorioso e catastrofico... solo progressiva distruzione delle risorse, sfociata poi in carestia endemica, guerra permanente, cannibalismo e infine un'isola brulla e spoglia spazzata dai venti e abitata da una esigua popolazione, esausta e miserabile, l'ombra dell'ombra di cio' che fu.

    Erano in 40.000 ai tempi d'oro, ma i Portoghesi ne trovarono meno di 2000.

    Noi siamo 6 miliardi, e se scenderemo la stessa china forse resteremo in 300 milioni a razzolare la terra esausta.
    L'idea e' troppo orribile da contemplare, spero che un grano di senno ci sia rimasto nelle nostre zucche vuote

    RispondiElimina
  18. Anonimo19:41

    Credo che tu stia identificando troppo sbrigativamente "capitalismo" con "cose che non vanno".
    Il termine "capitalismo" racchiude cose talmente diverse che è divenuto un contenitore delle cose denotate in negativo dal non essere frutto di una economia pianificata (p.es quelle del socialismo reale).
    E denotare qualcosa solo in negativo è ammettere che non si sa bene cosa sia la cosa che vorremmo denotare.
    Credo (ma certezze non ne ho) che l'idea che il "capitalismo", qualunque cosa voglia dire, sia il "sistema" più razionale sia errata (non foss'altro perché si predica una qualità a qualcosa che non si sa nemmeno bene cosa sia). La risposta "classica" è che le società "capitalistiche" hanno funzionato meglio di quelle ad economia pianificata. Il che, nel complesso, direi che è vero, dacché anche la sperequazione economica è stata minore nelle società "capitalistiche" rispetto a quelle ad economia pianificata.
    MA credo piuttosto intensamente che la questione non sia quella dei "sistemi": ogni sistema che abbia la pretesa di pianificare in modo globale una società fallisce, perchè la complessità (la ricchezza, se più ti piace) di qualsiasi società è tale da sfuggire anche al consesso delle menti più brillanti.
    Entro certo limiti, il lasseiz faire è la presa d'atto che COMUNQUE la società va per strade che i politici, anche i più accorti, non riescono neppure a vedere.
    Il che non significa che va bene tutto. Significa solamente non farsi prendere dal mito della società perfetta: nessun essere umano è in grado di gestire e concepire una roba del genere.

    RispondiElimina
  19. Anonimo19:41

    scusa, l'anonimo sono io, etienne64

    RispondiElimina
  20. Ottimo post. Più che a Latouche, tuttavia, guarderei ad economisti come Georgescu-Roegen e Herman Daly, che sono più rigorosi. A me Latouche mi sa sempre un po' di aria fritta.

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  21. Io sono rimasto al momento ancora a Marx.
    Latouche mi sembra un po' superficiale.
    Il capitalismo e il liberismo che lo accompagna sono strade senza uscita.
    Mah...
    Tutto è scritto.
    Solo che ho perso i fogliettini...


    Pensatoio

    RispondiElimina
  22. @ mthrandir
    Il merito sarebbe una bella cosa, ma non ti pare che certuni facciano carriera nella vita ancora per il fatto di essere "figli di"? Questo privilegio di sangue esclude una vera competizione.
    Premesso che non credo nella bontà delle economie pianificate perchè anch'esse si basano sullo scambio in denaro e quindi sono soggette al bias dell'avidità umana, bisogna dire però che i cosiddetti concorrenti del capitalismo non hanno avuto vita facile, tra corse al riarmo, guerre fredde e calde e boicottaggi di ogni tipo.

    @ cima
    ammetto che, non avendo piccerilli, ogni tanto mi lascio andare ad un egoistico "muoia Sansone con tutti i Filistei".

    @ marcop
    grazie, sei il benvenuto come tutti gli amici di Petrolio.

    @ debora
    grazie ancora. :-D

    @ phitio
    lì c'era anche il problema dell'isolamento.

    @ etienne64
    guarda, a me basterebbe si ritornasse alla weberiana etica protestante del capitalismo.
    Questa roba qui di adesso, forse hai ragione, non è più nemmeno capitalismo. E' lotta tra "carcarodon carcarias", squali bianchi.

    @ deserteur
    non li conosco, mi informerò.

    @ pensatoio
    in effetti Don Carlù aveva (pre)visto bene.

    RispondiElimina
  23. Anonimo18:04

    Quanto mondi abitati conosci, attorno alla Terra? ;-)

    La terra e' isolata esattamente, anzi molto piu', dell'isola di Pasqua.
    La Terra E' la nostra isola di Pasqua, persa in un oceano di spazio illimitato, dotata di risorse vaste, ma limitate.

    Anche i primi abitatori di Pasqua avevano una terra benedetta dagli dei, un terreno vulcanico fertile, coperto di vegetazione lussureggiante, e un mare pescoso (in alto mare). Ma, nei secoli la popolazione esplose, abbatterono tutti gli alberi, introdussero specie devastanti (specie i topi, divoratori di semi), si mangiarono tutti gli uccelli, non furono piu' in grado di fare barche per pesca d'altura, il suolo fu eroso dai venti e quindi iniziarono la guerra, la fame, il cannibalismo.

    La Terra non sarebbe come l'isola di Pasqua?
    Rispondo con aneddoto: recentemente, mi e' caduto sotto gli occhi un articolo di Science Magazine, che parlava della disponibilita' delle risorse minerarie terrestri.
    Ebbene, le conclusioni dello studioso sono che stiamo arrivando alle nozze coi fichi secchi anche qui,e che l'industria sta' scoprendo di non avere tutto il ferro,rame,oro,iridio (e tanti altri minerali) nelle quantita che ci piacerebbe avere disponibili.

    Siamo 6,5 miliardi di persone, la cina e l'india stanno letteralmente esplodendo dal punto di vista industriale, e tuttavia abbiamo giacimenti di minerali che sosterranno i consumi ATTUALI, per meno di 20 anni.

    E intanto la terra arabile diminuisce, l'acqua potabile diminuisce, il petrolio diminuisce... ma lo sapete che nell'america del sud, in africa ed in asia e' normale avere uno o due blackout elettrici al giorno?

    Ma dove crediamo di andare?
    Non c'e' via d'uscita nell'attuale paradigma economico di sviluppo a tutti i costi, solo la morte ed il collasso sono l'esito finale di questa follia.

    I sopravvissuti alle gole di olduvai impareranno duramente che solo l'equilibrio permette la sopravvivenza a tempo indefinito della popolazione.

    RispondiElimina

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