sabato 30 dicembre 2006

Vomito ergo sum

Quando eravamo meno civili si eseguivano le condanne a morte sulla pubblica piazza. Si ergeva un bel patibolo dove il malcapitato saliva sulla forca o lasciava la testa sulla ghigliottina o sul più rudimentale ceppo. Dalle parti di Verona, ai tempi di Ezzelino da Romano poteva anche capitare di essere fatti a pezzi e gettati ai maiali ma lasciamo perdere.

Ora che siamo non solo civili ma anche democratici la nuova frontiera del giornalismo, compreso quello televisivo dell'ora di cena, è il patibolo globale. Mr. William Lynch gode di un insperato revival. Sintonizzati sul TG della sera e diventa anche tu tricoteuse. Sentiti come quei bravi cittadini americani che trovano normale andare a vedere un loro fratello - il più delle volte nero e povero - friggere sulla sedia o morire per iniezione letale. Sai che soddisfazione. A me piuttosto viene da vomitare.

Il fetentone è stato giustiziato e con lui si spazza via anche la coscienza sporca di averlo allevato, coccolato, utilizzato per i propri interessi, rinnegato e gettato via come un fazzoletto usato.

Anche la carta stampata non è da meno. Che bel titolo questo del Daily News: "Saddam dondola". Una bella immagine evocativa dell'impiccato, non c'è che dire, di grandissimo gusto, oserei dire una raffinata licenza poetica corredata da un altrettanto lieve commento: "Il pazzo malvagio muore sulla forca all'alba". Manca solo Clint Eastwood e il cast di "Impiccalo più in alto".

Non so a quale cifra sia giunto il counter personale di George W. Bush, chiamato da questo sito americano texecutioner. In ogni caso da stasera segna una tacca in più.
Complimenti anche al Vaticano, solitamente solerte nel celebrare la "difesa della vita". Questa volta i vari portavoce in vece Sua hanno espresso sdegno tardivo, quando ormai Saddam già dondolava e dalla stalla erano irrimediabilmente scappati i buoi. Già, mica era un embrione.
Gli Europei, compresi gli italiani-brava-gente, hanno espresso anch'essi rammarico a tempo scaduto. Nessuno che abbia preso il telefono per tempo e abbia osato dire a George: "Ma che cazzo fai?"

Domani, "5,4,3,2,1... " allegri e contenti, faremo il trenino, ci metteremo lo slip rosso e cercheremo di trombare per poi farlo tutto l'anno, guarderemo quella faccia al mordente per legno di Carlo Conti a reti unificate oppure andremo fuori a farci pelare 50 euro dai ristoratori per mangiare vongole inquinate del Mar Nero, stapperemo lo spumante e brinderemo all'anno nuovo. Senza alcuna vergogna.

venerdì 29 dicembre 2006

Se una sera ti chiama Cicciolina

Ah Meucci, cosa hai fatto! Perché hai inventato quell’oggetto così molesto e trillante nei momenti meno opportuni?
Certo non potevi immaginare, poveretto, che avrebbero utilizzato la tua prodigiosa invenzione per disturbare la gente che si gode il meritato riposo serale con telefonate promozionali. Né che ci sarebbe stato bisogno di un garante per la privacy che tutelasse i diritti dei poveri “telefonati”.

Leggo con piacere, ma attendo di toccare con mano i risultati concreti prima di ritenermi soddisfatta, che il Signor Garante, come tutti noi, si è rotto i maroni e ha promesso severe sanzioni a quelle compagnie che continueranno ad importunare quegli utenti che non avevano espresso il loro consenso ad essere intervistati per telefono. Già, vi ricordate quel modulo inviatoci dalla Telecom tempo fa, dove veniva richiesto di dichiarare se si era disposti a ricevere proposte commerciali e altre molestie per telefono? Io barrai ben bene tutti i NO, ma continuo ad essere importunata ad ogni ora del giorno e ora anche della sera.

Giunti a questo punto vi starete chiedendo che c’entra Cicciolina con questo post. Ci arrivo, ci arrivo.
L’altra sera, appena posata la tazzina del caffè, squilla il maledetto e rispondo. Dall’altra parte del filo una voce suadente mi chiede se ho qualche minuto per rispondere a poche domande. Vinta dalla soavità della vocina, da sventurata risposi si. Me la sono proprio cercata. Da qual momento ho dovuto inanellare risposte ad un questionario più lungo e palloso del famigerato MMPI. Un’infamissima indagine di mercato sui miei gusti in fatto di prodotti per il corpo e il viso pagata da quegli infamoni dell’Oreal, Nivea, Dove, Clinians e compagnia cantante.

Ad ogni domanda lettami dalla gentile intervistatrice - ma chi mi ricorda questa voce?, dovevo rispondere con dei numeri su una scala da 1 a 7. L’accento della signorina era molto particolare. Sicuramente non è italiana, penso, qualche pronuncia la sbaglia, sembra proprio un accento ungherese, magari chiama da Budapest.
“Quale di questi prodoti pensa che renderà la sua pele liscia e morbida?”
Ci sono, ma è lei, Cicciolina! La stessa voce, la stessa inflessione, lo stesso tono suadente.
Non sarà mica lei? Magari per pagare gli alimenti a Jeff Koons deve arrotondare. Stavo quasi per interromperla e dirle: “Ma dài Ilona, come ti sei ridotta. A proposito, lo sai cosa dice Rocco nella sua autobiografia? Che mentre lo facevate tu eri capace di parlare al telefono di politica con Pannella.”

Rispondo meccanicamente sempre più a caso, “2,3,6,7” e le domande continuano senza fine. “Quali prodotti pensa di acquistare nei prossimi mesi”, “da 1 a 7 quanto pensa che Dove la faccia sentire più gio-vàne?”
Per fortuna ho il portatile e vado su e giù per la stanza come una pantera dando i numeri, “2, 2, 3, 6…
Finalmente giunge la cavalleria, “eccoci all’ultima domanda” e lei mi saluta, anonima ragazza di uno sperduto call-center, magari non a Budapest ma in Transilvania, sicuramente senza alcuna parentela con Ilona ma forse con Vlad l'impalatore.
Riaggancio e guardo il display del telefono: 29 minuti!!
Il mio compagno arriva e mi chiede “con chi diavolo stavi parlando?” Gli ho risposto, “Ma lo sai chi ha chiamato? Cicciolina. Aveva sbagliato numero!"

martedì 26 dicembre 2006

Le meraviglie del paese di Alice

Ora che è tutto finito e mi ritrovo a navigare di nuovo piacevolmente con i 2 mega di Alice Flat posso ritenermi pienamente soddisfatta ma… arrivare fino qui non è stato facile.
Avendo deciso di mollare il vecchio provider alla scadenza del contratto, a causa delle tariffe ormai fuori mercato, un po’ obtorto collo approfitto della solita telefonata molesta da parte di un call-center Telecom, sulla cui perniciosità ho già scritto in passato, per informarmi sulla procedura per il cambio.
Da questo momento in poi immaginatevi la Papera Zoppa nei panni di Alice (quella di Lewis Carroll) che cade nel buco profondo del suo sogno surreale, anzi nell’incubo.

Il bianconiglio con il quale interloquisco mi dice che non ci sono problemi, che anzi sarà meglio che mi sbrighi a disdire il vecchio contratto perché bisogna correre. La procedura può essere lunga e devo fare presto. Mi assicura tuttavia che in pochi giorni avrò di nuovo la mia bella banda larga a patto che… non faccia la richiesta online tramite il sito del 187, come era mia intenzione, ma solo affidandomi alle sue amorevoli cure. “Sa, solo attraverso di noi la procedura andrà a buon fine”.
Molto perplessa non mi fido e faccio di testa mia, visto che una richiesta di attivazione fatta giorni prima per degli amici tramite il 187 era andata a buon fine senza problemi. Telefono quindi al vecchio provider e confermo la cessazione del contratto. Mi assicurano che il giorno dopo la scadenza passeranno a Telecom la richiesta di chiusura dell’ADSL, che a quanto pare è come un rubinetto, manovrato dal Gran Tronchetto in persona.

Il giorno 2 dicembre rimango senza ADSL ed estumulo un vecchio modem 56k che avevo sepolto pietosamente in un armadio di reperti della guerra 1915-18. Mi collego con un numero 702 e scopro di aver dimenticato quanto fosse lenta la navigazione “normale”. Come passare da uno yacht d’alto bordo a un pedalò.
Come un faro nella notte, il sito del 187, anche lui di rara lentezza, mi tiene informata sull’andamento della mia pratica.

Dopo un giorno leggo con orrore che la mia richiesta è stata annullata. Forse il bianconiglio che mi aveva avvertito di non mangiare il biscotto “187 mangiami”, nottetempo si è introdotto nel computer centrale e “zac!” ha cancellato la mia richiesta. “Tiè, brutta papera testarda, non hai voluto che mi beccassi la mia percentuale, eh?”.
Chiamo immediatamente la Telecom per chiedere spiegazioni. Mi risponde il Gatto Stregatto che con il suo sogghigno mi spiega che non dovevo fidarmi del bianconiglio del call-center, che mi ha raccontato un mucchio di balle. “Ci vorranno da 20 giorni a un mese, caaaara” mormora sempre più indisponente.
Maledetto Stregatto, “ma allora perché anche la Lepre Marzolina con la quale ho parlato in seguito mi ha detto che in un paio di giorni….” “Ma lei non deve fidarsi di loro, dei call-center che non hanno niente a che fare con Telecom, ma solo di noi del 187”.
Non so se si è capito, ma in Telecom la mano destra non sa cosa fa la sinistra. Fanno fare marketing a dei perfetti sconosciuti che poi rivaleggiano con il 187. Annamo bene! Il Gatto Stregatto è anche cafone e maleducato, alla fine per tagliarla corta mi dice di non rompere e di avere pazienza.

Passano i giorni e io navigo sempre con il pedalò, osservando triste la lucetta del router che lampeggia ancora, quando una sera mi viene annunciato via mail che la linea mi è stata attivata. In teoria, perché in pratica non funzia niente.
Ennesime telefonate, e colloqui surreali con altri personaggi tratti pari pari dal capolavoro di Carroll.
Al 187-2-2 mi risponde il Cappellaio Matto in persona che mi dice:”Cara amica, lei non ha i parametri giusti nel modem, meno male che ci sono io ad aiutarla. Allora: carta, penna e calamaio….PPPoE, 8,35, ha scritto? In modalità metta “automatico”, E=MC2, un corpo immerso in un liquido riceve una spinta…..”
Manco a dirlo, le sue istruzioni non sortiscono alcun effetto, anzi, mi tocca resettare il router alle impostazioni di fabbrica.
Altro numero, questa volta del servizio tecnico (a pagamento). La Regina di Cuori mi dice sussiegosa di pazientare, che segnaleranno il guasto al tecnico, “mi lasci il suo numero di cellulare”.

Finalmente, dopo ancora un paio di giorni e quasi allo scadere dei venti predetti dal Gatto Stregatto, ricevo una cortese telefonata da parte di un tecnico Telecom che mi annuncia che il guasto è stato riparato. Butto alle ortiche il pedalò e, in un vortice di carte da gioco, conigli, gatti, cappelli, tazze da té e lepri pazzerelle, sono finalmente fuori dal tunnellellellè e mi ritrovo con la mia ADSL nuova di zecca.
Avete capito perché l’hanno chiamata Alice?

domenica 24 dicembre 2006

Ve piace 'o presebbio?

Voglio farvi i miei auguri speciali di Buon Natale con quello che probabilmente è il più bel presepe del mondo almeno per me che, nata in una città di mare, ama tutto ciò che galleggia sull’acqua e si sente stringere il cuore al profumo di salsedine.

Cesenatico possiede l’unico Museo galleggiante della Marineria in Italia e ogni anno fin dal 1986 in Dicembre e fino alla Befana ospita un presepe allestito a bordo delle antiche e coloratissime imbarcazioni della raccolta: Bragozzo, Battana, Bragozzo d’altura, Lancia, Trabaccolo da pesca, Topo, Paranza e Barchét.
Nato da un’idea di Guerrino Gardini, su progetto di Tinin Mantegazza, il presepe è formato attualmente da 43 statue in legno di cirmolo e abiti in vera stoffa che riproducono i colori delle vele, opera degli artisti Maurizio Bretoni e Mino Salvatori.
La Sacra Famiglia è tradizionalmente ospitata sul Trabaccolo da trasporto e tutto attorno i protagonisti della sacra rappresentazione sono i pescatori e gli altri abitanti del borgo marinaro. Non mancano la piadinaia, il burattinaio con il teatrino, i suonatori, gli angeli. Il tutto è illuminato con un suggestivo gioco di luci che al calar della sera diventa magico.


Ho visitato questa meraviglia il 6 Gennaio del 2005, in un pomeriggio che faceva un freddo becco, un gelo tale che mi bloccò varie volte la fotocamera.
Ci sono pochi luoghi al mondo che amo più di Cesenatico. Tra i ricordi più cari della mia vita vi sono le vacanze passatevi con gli zii, la spiaggia del Bagno Milano allora chiassosa di canzoni estive urlate al jukebox, le mangiate spensierate senza l’assillo delle calorie, pesce e tagliatelle al ragù libero, le passeggiate serali sul porto canale disegnato dal genio di Leonardo Da Vinci, l’odore del pesce che usciva dai ristoranti, il cinemino parrocchiale con gli scarrafoni che ci correvano tra i piedi, quella stessa parrocchia dove un freddo giorno di febbraio si sarebbero svolti i funerali del pirata Marco Pantani.

Se volete visitare di persona il Presepe della Marineria, siete in tempo fino al 7 gennaio 2007. Presso la sezione a terra del Museo della Marineria è visitabile la mostra “Vele al terzo. I colori della storia”. Se vi accontentate di una visita virtuale, ecco le altre foto del presepe.

Un affettuoso augurio a tutti voi, dalla vostra Lameduck.

Aggiornamento di S. Stefano.
Sono stata invitata dall'amica Stefania a partecipare a un gioco.
Il mio libro più vicino è "Nel legno e nella pietra" di Mauro Corona, ed ecco la citazione:

"Qualche giorno prima, assieme a Sandro Gogna, alpinista di classe eccelsa, avevo aperto un nuovo itinerario molto impegnativo sulla parete est del Campanile. Di comune accordo lo battezzammo "Via del novantesimo". Per me fu un'impresa al limite del dramma giacchè la notte precedente l'avevo trascorsa a bere con una banda di buontemponi al Rifugio Pordenone."

Un mix ideale, la montagna che si sposa con il mare. Passo la palla ai prossimi tre:
Tisbe, Batsceba e Yupswing.

giovedì 21 dicembre 2006

Sopravviveremo comunque senza giornali

Ci attendono ben tre giorni senza quotidiani. Non so voi, ma io colgo una certa schizofrenia nell’atteggiamento dei giornalisti in sciopero.
Mi spiego. A leggere i giornali ma soprattutto a vedere i telegiornali, un alieno appena giunto da Alfa Centauri penserebbe di essere atterrato su un pianeta delle meraviglie, dove la massima preoccupazione del terrestre medio è la grave notizia secondo la quale Britney Spears tratta male i suoi cani.

Sono ormai anni che il confine tra lo stile classico del quotidiano e quello del rotocalco da parrucchiere si va facendo sempre più sfumato ed impercettibile.
A leggere ciò che ci propongono quotidianamente gli amici giornalisti-coiffeurs viene da pensare che siamo talmente felici che ci preoccupiamo solo degli “esodi e controesodi” e del caldo in estate, dei regali di Natale, delle settimane bianche e del maltempo in inverno. Cosa mettersi questa primavera, cosa andare a vedere al cinema questa sera, mangiare più frutta e verdura e fare l’anti-influenzale appena si tira fuori il cappotto dalla naftalina, ecco tutto ciò che deve preoccupare la nostra curiosità di lettori, oltre naturalmente a qualche rottweiler mordace di tanto in tanto.
Ci sono in realtà guerre, massacri, le Mafie globali, balle colossali spacciate per verità rivelate, cambiamenti climatici clamorosi con alberi che fioriscono in dicembre? No problem, questo incosciente Titanic corre allegro verso l’iceberg, con l’orchestrina dei pennivendoli e pennuti che suona “tutto va ben, madama la marchesa.”

In questa atmosfera gaia e splendidamente superficiale, che senso ha fare improvvisamente cinque giornate di sciopero e i moti carbonari per un rinnovo di contratto?
Allora il mondo non è così rosa come ce lo dipingete. Allora esiste lo sfruttamento, il lavoro malpagato e il rischio della perdita dei diritti.
Badate bene che coloro che adesso incrociano le penne sono gli stessi che in occasione dello sciopero di qualche ora dei ferrotranvieri ci annunciano con l’occhio corrusco che “si prevedono giornate di grave disagio per i cittadini”.
Mi sorge un dubbio, non sarà che se scioperano i giornalisti in realtà non se ne accorge nessuno se non dopo la prima settimana consecutiva?
“Ma lo sai che anche oggi mancano i giornali?”
“Ma va, e come lo incartiamo il pesce adesso?”

Lancio una modesta proposta. Se volete veramente danneggiare gli editori “dali beli braghi bianchi”, ritornate a fare dei giornali seri, a dare le notizie invece delle notiziole, a condurre le inchieste scottanti, a smascherare le porcate dei potenti. Rifiutatevi di fare le “presstitutes”. Se vi fanno leggere le cazzate su Paris fategli una bella pernacchia in diretta e leggete invece quel pezzo sui morti per uranio impoverito a Salto di Quirra.
E’ l’unico modo per evitare che qualcuno pensi che in realtà avete solo voluto allungare il ponte di Natale.

mercoledì 20 dicembre 2006

I Furby del quartierino

In questi giorni nei quali ci si spreme le meningi per trovare un regalo originale che non abbiamo già fatto negli ultimi vent’anni ai nostri cari, giunge provvidenziale questa notizia secondo la quale la Hasbro ha appena lanciato sul mercato italiano i primi esemplari di una nuova serie di Furby, ispirata ad alcuni noti politici italiani.

Ricordo, per i pochi che ne fossero ancora ignari, cosa sono i Furby: un mix psichedelico tra un orsacchiotto di peluche, un uccello parlante, un pipistrello e un rompicoglioni che secondo la casa madre è dotato di “becco flessibile, tecnologia palpebre brevettata, sopracciglia mobili, ciuffo mobile, orecchie mobili e pieghevoli, due sensori del tatto, sulla pancia e sulla schiena. Sulle zone erogene ci stanno studiando.
Inoltre, il mostriciattolo è dotato di riconoscimento vocale e pare ascolti e risponda a tono. Qualche Furby, se ben addestrato, è arrivato a mandare affan… il suo padroncino, anche se conosco più persone che dopo un pò mandano regolarmente affanculo il loro petulante Furby.

Anche se mi sfugge il motivo per il quale uno dovrebbe regalare un oggetto tanto orripilante ed inutile, l’idea di possedere un Furby ispirato ai politici è invece un’idea che mi intriga.

Il motivo per il quale sono stati scelti i politici invece, che ne so, dei calciatori, è spiegato in un comunicato stampa della Hasbro.
Gli scienziati che studiano la tecnica emoto-tronica dei Furby volevano fornire i loro pupazzi di una caratteristica peculiare della razza umana: la faccia tosta. Purtroppo, nonostante gli innumerevoli esperimenti, i Furby sottoposti a vari stimoli continuavano a manifestare una rocciosa coerenza con le risposte precedenti e ciò li rendeva noiosi e pedanti. Pensa che ti ripensa ci si accorge infine che i politici riescono benissimo a dire una cosa e farne un’altra senza provare vergogna.
Ecco quindi realizzato il Pierfurby che, nonostante conviva more uxorio con la sua Furby Azzurra e abbia anche un paio di Furbetty con lei fuori dal matrimonio, premendo l’apposito pulsante è disposto a dichiarare di essere cattolico praticante e tuona contro i PACS dai microfoni del telegiornale delle venti.

Grande successo anche per il FurbyPiero, che nonostante si presenti come leader di un partito di sinistra, a richiesta si esprime contro le unioni gay senza tradire il minimo imbarazzo.

Pare che fosse stato realizzato anche il Ciccio Furbelly, il più riuscito del gruppo, talmente perfetto che, sia come leader politico o sindaco riusciva sempre ad adattarsi ad ogni situazione. Un vero camaleonte, proteiforme e sgusciante, visto il quale gli scienziati si sono spaventati e lo hanno distrutto, senza dire niente.

domenica 17 dicembre 2006

Buona sanità

Per una volta voglio segnalare un caso di buona sanità. Voglio testimoniare la bravura e la gentilezza dei medici e degli infermieri del Pronto Soccorso che ieri hanno prestato le prime cure alla mia mamma che ha avuto un grave malore. Ho apprezzato anche la delicatezza con la quale mi hanno accolto al mio arrivo e il modo in cui mi hanno informato delle sue condizioni.

Non mi meraviglio perchè vivo in una realtà ancora umana, in un tessuto sociale rimasto tutto sommato contadino dove vige il culto dell'anziano ma mi è venuto da chiedermi cosa sarebbe accaduto se mia mamma, invece di sentirsi male per strada qui in questa piccola città romagnola, dove è stata soccorsa immediatamente da tante persone che hanno avvertito il 118 e noi parenti, si fosse accasciata in una via trafficata di una grande metropoli. Mi è tornato in mente il film "Collateral", dove Tom Cruise racconta a Jamie Foxx di quel tizio che si sentì male in metropolitana e rimase lì, ormai senza vita, al suo posto, girando tutto il giorno avanti e indietro di fermata in fermata senza che nessuno gli prestasse aiuto.

Per fortuna, nella nostra disastrata Italia, abbiamo ancora questo immenso patrimonio di umanità e di solidarietà che dobbiamo difendere a tutti i costi e che non deve essere paralizzato dalla paura dell'altro, dell'estraneo e infettato dal morbo del "farsi i cavoli propri".
Esiste la mala sanità ma anche il suo contrario, esistono egoisti, menefreghisti e spaccamaroni ma anche tante brave persone che ti aiutano nel momento del bisogno. Forse esistono anche gli angeli e io ho voluto testimoniarlo. Grazie.

domenica 10 dicembre 2006

La morte del Condor

Un dittatore dei più sanguinari muore a più di novant'anni felicemente impunito di tutti i suoi crimini dei quali mai si pentì e il TG1 che fa? Ce lo mostra debole e malandato di salute, sostenuto amorevolmente dal figlio, per muoverci a pietà.

Ci racconta che per i suoi ammiratori e seguaci, nonostante quelle migliaia di morti senza giustizia sulla coscienza, aveva comunque salvato il Cile dal comunismo.
Che strano, la stessa cosa che pensavano gli americani che organizzarono il golpe dell’11 settembre 1973 contro Salvador Allende, americani che non vengono mai nominati, ovviamente, nel servizio commemorativo. E si capisce, visto che proprio con un’intervista a Kissinger si inaugurò la direzione al TG1 di Er Riotta.

Basta raccontare la Storia a metà e tutto cambia, tutto viene edulcorato e reso più soft. La Storia allo sciacquamorbido.
Dal servizio del TG1 sembra quasi che il Cile fosse un paese a piena sovranità dove un giorno un generale decise di fare un po’ di pulizia e… oops, si fece prendere un po’ la mano.
Ovviamente ci viene lungamente fatto notare quanto accanimento, non terapeutico ma giuridico, vi fu contro il vecchio generale malfermo da parte dei giudici, compreso lo spagnolo Garzon, noto persecutore di grandi capi di stato.
Nemmeno i suoi più stretti collaboratori sanno dire se fu omicidio o suicidio ma sulla morte di Allende ci rassicura Riotta. Fu un momento di depressione, Allende era stanco di vivere.

Infine, ecco le immagini pesate con il bilancino di precisione dei cileni che festeggiano e dall’altra parte quelli che invece piangono la morte di Pinochet, pari e patta.
Una bella bottarella bipartisan e le migliaia di scomparsi, torturati, violentati, assassinati, drogati e gettati dagli aerei in pasto ai pesci, il poeta e cantautore Victor Jara con le mani spezzate deriso e costretto a suonare, i bambini accecati con il ferro da calza sotto gli occhi delle madri, e quelli strappati alle loro famiglie e adottati dai militari, appena nominati di sfuggita all’inizio del servizio vengono azzerati da questo capolavoro di algebra giornalistica: +1-1 è uguale a zero.

Non credo ci sia niente da festeggiare per la morte di Pinochet, ma è in questi momenti che quasi quasi si vorrebbe che esistesse l’Inferno. Quell'inferno che lui destinò ai suoi concittadini, senza alcuna pietà.

Dannato subito.

domenica 3 dicembre 2006

A Dune con la Duna

Saga fantascientifica in dodici libri, nata come brutale satira del mitico “Dune” di Frank Herbert, con buona pace di David Lynch e come antidoto alla mancanza di ADSL.

(Libro I)
Sono nell’anno 15191, in viaggio verso Dune, il pianeta degli enormi bacherozzi sapienti, con la mia macchina del tempo.
Nella galassia vi è un regime di tipo feudale, con padrone assoluto l'imperatore Padiscià Saddam Hussein XXXIV, lontano discendente dell’ex raìs di Baghdad Saddam Hussein, che noi dell’anno 2006 conosciamo bene.
Per la modica spesa dell’equivalente in moneta intergalattica di un euro e venti sto ascoltando in cuffia tutta la storia della casata mentre attendo l’imbarco sulla navetta. Le macchine del tempo si lasciano infatti su un piccolo satellite artificiale chiamato curiosamente Quedtwkadmar (Villa San Giovanni, in italiano) dove un parcheggio (a pagamento) si trova sempre. Un po’ caro ma comodo. L’unica cosa che si fa fatica a trovare sono i distributori del metano. Già perché il mio mezzo è una vecchia Duna metanizzata che si è rivelata adattissima ad essere modificata per i viaggi nel tempo. Se non capite come faccia una Duna a superare il limite dello Spazio-Tempo andando a metano non avete visto il finale di “Ritorno al Futuro”.

(Libro II)
Già, ma che c’azzecca Saddam con Dune? Semplice, il capostipite della casata, Saddam Hussein (proprio lui, quello originale) fu liberato nel 2011 dai suoi seguaci mentre era prigioniero a Guantanamo, col favore dell’oscurità e approfittando della finale del SuperBowl in TV.
Fu tenuto nascosto per 20 anni in un condominio a Carate Brianza, dove nessuno si accorse mai della sua presenza e alla sua morte fu ibernato e lanciato su una navetta della “Stellar Funeral & Co.” verso gli spazi infiniti. Catturata dai pirati interstellari, la navetta fu abbandonata in una cella frigorifera abusiva su Saturno per 10.000 anni.
Nel 12042 una missione archeologica trovò la navetta e il rais fu scongelato, ringiovanito e sottoposto a varie liposuzioni e iniezioni di botox. Dopo un certo iniziale smarrimento Saddam riuscì a conquistarsi le simpatie dei saturniani e divenne presto loro leader, con il titolo onorifico di Padiscià. Suo figlio Padiscià Saddam Hussein II ottenne il potere con elezioni truccate e, in un altro paio di generazioni il dominio fu stabilito su tutta la galassia.

(Libro III)
Sono finalmente giunta su questo maledetto pianeta Plutone Arcoris, conosciuto come Dune, che in questo momento della sua storia è interamente coperto dalla sabbia e popolato da vermi lunghi centinaia di metri, che però escono solo di notte e tutto sommato danno poca noia, a parte quando si muovono facendo tremare la terra e se stanno per servirvi un Martini e siete seguaci di James Bond – “mescolato non agitato”, è un casino.
Questo pianeta cazzuto – dove la sabbia ve la trovate anche dentro le mutande nonostante la tuta spaziale, è così popolare perché è l'unico della galassia dove si trova la spezia, il melange - che consente a chi lo usa di distorcere il tempo e permette di viaggiare tra le stelle senza muoversi donando anche straordinari poteri. Ora dico, ma non bastava andare ad Amsterdam?

(Libro IV)
Non riesco a dormire, c’è un caldo bestia – per fortuna niente zanzare – i vermi sono a scuola serale di rumba e merengue e in televisione ci sono solo televendite di scope elettriche e pentole mondialcasa, così mi leggo la guida turistica di Dune, che riporta anche qualche scampolo di storia.
Anticamente su questo pianeta l’Imperatore Padiscià Saddam aveva inviato i suoi pusher di fiducia Arcoronnen a custodire la spezia, ma poi, cambiato alleanze come suo costume, diede un calcio in culo agli Arcoronnen e trasferì ogni onore alla casa Berluscones-Atreides, già molto esperta nell’incantare la gente, figuriamoci i vermi. Come se non bastasse, interessate alla spezia erano anche certe sette sorelle Geberit (lontane antenate delle Carlucci) e ovviamente i detronizzati Arcoronnen, più incazzati che mai.
Pare che la guerra tra le varie fazioni si sia protratta per secoli e secoli, fintanto che non comparve un certo rampollo della casa Berluscones-Atreides, Silvio Atreides, che guidò la guerra santa per la liberazione del pianeta, fondando il famoso “Pianeta delle Libertà”.


(Libro V)
Volevo andare a visitare un centro commerciale qui vicino ma c’è lo sciopero dei vermi ferrotranvieri e quindi in attesa di un passaggio continuo a leggere la storia di Dune.
Circa una mezza dozzina di secoli fa, Silvio Atreides si rivelò essere lo Qwisatz Haderach (colui che può tutto, pagando) e da allora domina incontrastato su tutte le reti televisive della galassia. Le sette sorelle del Bene Geberit aspettavano da tempo la venuta di Silvio, come prodotto di millenari piani genetici e di chirurgia estetica, ma si illusero di poterlo controllare.
Il Bene Guttalax, insieme al Bene Geberit e alla Procura di Milano organizza da secoli complotti al fine di distruggere Silvio Atreides, ma non è semplice, poiché grazie all’olio della vita, l’Unto è capace di vedere il futuro.
Il Bene Guttalax però non si arrende e regala a Silvio un “ghola” - un essere ripristinato da cellule morte, quello del suo fido Bondi-Idaho morto da tempo, per oscuri scopi. E qui, ve lo dico francamente, nun ce stò a capì più un cazzo.

(Libro VI)
Ho deciso di andare un po’ avanti nel tempo perché qui tra scioperi e televendite non succede niente. Mi sono teletrasportata sulla Duna a metano e ho messo avanti l’orologio atomico di qualche millennio. Ora torno su Dune, sperando di trovarlo ancora.
Eccomi… miracolo! Ora il Pianeta delle Libertà Dune Arcoris è decisamente diverso. C’è vegetazione, come avevano sempre desiderato certi Fremen, che non so chi siano.
Mi dicono che purtroppo il fondatore Silvio Atreides non è più con noi. Pare sia morto di sua volontà alla fine di un secolo denominato in suo onore “Messia di Dune", lasciando comunque i suoi due figli, Piersilvio II e Ghanima, a continuare la sua opera. Una buona notizia, sono state abolite le televendite ed è tornata la tv dei ragazzi.
Ieri sera a cena, uno strano tipo con il quale ho attaccato discorso, che dev’essere una specie di giornalista con un figlio che vive su Marte, mi diceva che un nuovo pericolo minaccia i figli di Dune. La casa di Corrino, famiglia del vecchio imperatore Saddam IV, prepara dei complotti per uccidere Piersilvio II e Ghanima. Non so se credergli comunque, aveva un po’ esagerato con il Tavernello a cena.

(Libro VII)
Volevo andare ancora avanti nel tempo, più che altro per liberarmi del giornalista che ogni sera nel mio albergo mi tedia con storie di spionaggio che non stanno né in cielo né in terra ma, giunta a Villa San Giovanni, mi sono accorta di aver lasciato l’altra volta la batteria della Duna accesa, con la conseguenza che si è scaricata. Il concessionario più vicino è a dieci anni luce, così devo aspettare, non solo la batteria ma anche che si ricarichi il teletrasportatore che mi riporterà su Dune. Almeno qui si sta tranquilli. E’ l’unico posto della galassia dove sono riusciti a crackare Sky e si vede tutto a sbafo, compresa la Pay per View.

(Libro VIII)
Sono andata a sentire per la batteria, forse domani arriva con la Fed-Galax.

(Libro IX)
E’ arrivata la batteria, sto ricaricando la Duna e tra qualche ora potrò ripartire per il mio viaggio nel tempo su Dune.

(Libro X)
Sono riuscita a rimettere in moto la Duna e sono tornata sul Pianeta delle Libertà, che adesso è divenuto un rigoglioso giardino, grazie alla costante supervisione del figlio di Silvio, Piersilvio II che governa da duemila anni sul pianeta grazie ai suoi super poteri acquisiti percorrendo il cammino che il padre aveva rifiutato, quello di divenire un uomo-verme facendosi ricoprire dalle trote della sabbia. Giuro, non ho preso la spezia, sta scritto sulla nuova edizione della “Guida di Dune”!
I poteri di Superpiersilvio non sono solo di immortalità, egli può vedere il futuro in ogni momento e niente più ormai lo sorprende, nemmeno gli ultimi risultati del Milan. Ma rimpiange inconsciamente di non avere più l’aspetto di un uomo perché si è innamorato di una donna mandatagli dal Bene Guttalax per tentarlo. A governare sul pianeta c’è un esercito di donne, le Ittiointerpreti, che adorano il loro Dio. C’è puzza di pesce dappertutto, ma almeno con 8 euro ti danno antipasti caldi e freddi, spaghetto allo scoglio, fritto, grigliatona e pure il sorbetto finale col botto.

(Libro XI)
E’ inutile, non ce la faccio a restare in un posto e in un secolo per più di una settimana, così sono andata ancora avanti di un bel po’.
Non so che cazzo sia successo nel frattempo, forse ho digitato 10.000 invece di 1.000 ma Dune è divenuto di nuovo un pianeta di sabbia, e adesso è conosciuto come Rakis. L’imperatore-dio è misteriosamente scomparso, sono trascorsi millenni e i vermi sono tornati a solcare le dune del pianeta. Un consiglio, non nominate il “Dio Piersilvio" con i vermi perché potrebbe essere pericoloso. Si sciolgono in lacrime e in pochi secondi si allaga tutto. E non chiedetevi nemmeno come mai l’unico programma televisivo su ogni canale è “Chi l’ha visto”.
A svolgere un ruolo importante nel governo del pianeta Rakis sono l’ennesimo ghola di Bondi-Idaho, che però questa volta è un bambino che assomiglia vagamente ad Arnold, ricordate? e Dakota Fanning, una bambina capace di dominare i vermi che contengono in loro ancora il fugace pensiero dell’imperatore-dio disperso. Se a questo punto fossimo al cinema, ci starebbe bene una bella dormitina.

(Libro XII)
Non so voi, ma ‘sto Dune comincia ad annoiarmi. Ho una buona notizia comunque. Con mia grande meraviglia, dopo il mio ultimo avanzamento nel tempo mi sono ritrovata in mezzo allo spazio vuoto e ho scoperto che Dune è stato distrutto!
Purtroppo l’ultimo ghola di Bondi-Idaho si è salvato con le Carlucci Geberit e un verme a bordo di un'astronave. Ora la lotta è fra le Carlucci e un altro gruppo di eretici di Dune, le Casini Onorate, perfide e sanguinarie ex-democristiane che vogliono a tutti i costi annientare le Carlucci Geberit e la spezia. Pare che le fuggiasche eredi di Silvio Atreides si nascondano sul pianeta segreto della Casa delle Libertà, dove la sorellanza è riuscita a ricreare un habitat simile a quello che vi era su Rakis. Con l’ultimo verme stanno rifondando Dune, ma le rivali stanno distruggendo interi pianeti alla ricerca di quello che ospita le Carlucci e questa mortale ricerca sta per finire...

(Epilogo)
Sono riuscita finalmente a contattare Darth Vader tramite l’Imperatore Palpatine. Non c’è problema, ci pensa lui con la Morte Nera. Ta-da-da, tada-da, tada-da!


mercoledì 29 novembre 2006

San Raffae'

Non si ride degli anziani che cadono, razza di bulletti del Tubo, vergogna!
Cosa c’è da ridere se il Cavalier Berlusconi s’è inteso male? E anche Ghezzi... basta infierire con le blobbate al TG3 sul discorso che si inceppa, sull’eloquio che scema, e il sensorio che si ottenebra. E’ successo a tutti di svenire checcazz.., non è mica un divertimento.

C'è una cosa da dire però. Anche se Scapagnini lo illude di essere immortale - ogni grande uomo ha al suo orecchio sinistro un medico suadente che gli racconta una quintalata abbondante di balle a un tanto al chilo, Silvio ha una certa età.
In “Viale del Tramonto” William Holden apostrofa la vecchia diva del muto Norma Desmond con una famosa battuta: “Non c’è niente di male ad avere cinquant’anni, se non se ne vogliono avere per forza venti”.
Ecco, Berlusconi dovrebbe capire che deve riguardarsi, dato che di primavere ne ha settanta, sull’illustre schiena (non mi permetterei mai di chiamarlo groppone).

Ho letto che alcuni malevoli hanno dato la colpa a Venere del malore, altri hanno persino insinuato che sia stato un coup de théatre, insomma una finta, come il miglior Inzaghi in area di rigore.
Vergogna, e ancora vergogna. Forse avete visto quel film americano, “Bob Roberts”, di quel sovversivo di Tim Robbins, che racconta di un politico piuttosto corsaro che, trovandosi nelle canne per problemi giudiziari, organizza un finto attentato per catturare le simpatie degli elettori? Avete pensato alle accuse di brogli e avete fatto due più due quattro. Vi siete chiesti come mai si abbarbicasse tanto al palchetto e avete notato l’occhio ancora aperto. Ma bravi. Sempre a fare insinuazioni cattive.

Ora però dobbiamo essere tutti contenti che sta bene, che ha fatto la battuta sulla barba talebana del medico accorso al suo fianco – quanto è simpatico! - che ha chiesto cosa c’era per cena al S. Raffaele - dove non servono sushi, per fortuna e che sta facendo i soliti esami di routine che gli anziani devono fare in questi casi: reidratazione, esami del sangue, una TAC ecc.
So per certo che i dipendenti simpatizzanti di Forza Italia lo stanno seguendo con grande dedizione, nonostante i colleghi comunisti che remano contro.

Pare inoltre che il fido Apicella stia approntando la cover di un famoso successo, da dedicare all'illustre svenuto. In esclusiva per voi la prima strofa.

"San Raffaé"

Io mi chiamo Pasquale Cafiero
e son infermiero del San Raffaè
io mi chiamo Cafiero Pasquale
sto a questo ospedale dall '83
e al centesimo pateracchio
alla sera mi sento uno straccio
per fortuna che al piano centrale
c'è un uomo geniale che parla co' mme.

Tutto il giorno con quattro dottori
insolenti, marpioni, cornuti e lacchè
tutte ll'ore co' 'sta fetenzia
che sputa minaccia e s' 'a piglia co' mme
ma alla fine m'assetto papale
mi sbottono e mi leggo 'o ggiurnale
sto con Silvio al San Raffaè
mi spiega che penso e bevimm' 'o ccafè.

Ah, che bellu ccafè
sulo ad Arcore 'o sanno fà
co' 'a recetta ch'a Don Pecorella
compagno a Mastella ci ha dato mammà …

domenica 26 novembre 2006

Deaglio e il suo doppio

Enrico Deaglio, noto anche come En Rico De Aglio, nasce a Torino nel 1947, ahimè in ritardo per beccare i brogli del referendum costituzionale e troppo giovane per quelli del 1948, dei quali parlano però solo gli storici americani.

Forse sarà l’essere nato nella città dei misteri e del satanismo, ma fin da bambino Enrico è affetto da uno strano dualismo, ed è perseguitato dal suo doppio.
Ad esempio il sogno di Enrico 1, detto anche En, è fare il giornalista d’inchiesta e il direttore di giornale ma Enrico 2, alias Rico, si laurea in medicina.
Per fortuna Enrico riesce comunque ad essere convincente in entrambi i ruoli. Magari qualche volta si confonde e chiede ai suoi assistenti di “reimpaginare il paziente” e ai redattori di “rianimare l’articolo” con 0,5 di atropina, ma non importa.

Ha scritto libri di successo, come “La banalità del bene” (quella del male era già impegnata) su temi importanti come le persecuzioni razziali, ma inspiegabilmente anche due testi di geografia per le scuole per l'editore Zanichelli, forse opera di Rico. Pare infatti che il doppio sia appassionato dei documentari di “National Geographic”.
E’ autore di numerose inchieste e ha condotto la trasmissione “Milano Italia” per la RAI, per la quale vi fu una lunga battaglia sul titolo con gli autori perché il titolo originario era “Rogoredo Italia” ma Rico aveva difficoltà a pronunciare la parola Italia.

Nonostante abbia diretto il giornale “Lotta Continua” non è mai approdato a Forza Italia anzi, la vista di Berlusconi è l’unica che riesce a mettere d’accordo le due personalità provocando oltremodo in Enrico uno strano fenomeno. Mentre altri giornalisti cadono improvvisamente in ginocchio, lui prova una voglia irrefrenabile di farci un film. Finora ne ha realizzati due: “Quando c’era Silvio” e “Uccidete la democrazia”, le altre volte i collaboratori sono riusciti a calmarlo prima.

Sul tema dei complotti il dualismo è più forte che mai. L’Enrico pubblico è pronto a giurare che le ultime elezioni italiane sono state taroccate ma di fronte al buco nel Pentagono il suo doppio non ha dubbi, ha ragione quel giornaletto di bricolage, la versione americana di “Sistema Pratico”, è stato un aereo con le ali e tutto.

Di notte i vicini sentono Enrico litigare con “l’altro”.
Ieri sera l’alterco si è fatto particolarmente violento:
“Non ti sopporto più, dillo che hai votato Berlusconi!”
“Le tue inchieste sono delle boiate pazzesche!”
“Servo della CIA!”
“Eizenstein dei miei stivali”… e così fino a mattina.

Su, riproviamo con l’esorcismo, ripetete con me: “Aglio Travaglio, Deaglio ca nun quaglia, corne e bicorne, cap'alice e capa d'aglio...


martedì 21 novembre 2006

La carica delle presidentesse

A costo di farmi crocifiggere da tutte le mie amiche lettrici, dico che l’automatismo di gioire perché una donna rischia di diventare presidentessa della repubblica non ce l'ho e anzi, la cosa mi provoca una fastidiosa orticaria.
Prendo ovviamente a pretesto l’ultimo caso recente, quello di Ségolène Royal vincitrice delle primarie per il Partito Socialista in Francia e prossima rivale di quel Sarkozy al cui confronto Jacques Chirac sembra un anarcoinsurrezionalista e lei una specie di Rosa Luxemburg.

Ogni volta che sento da più parti gridolini di goduria all’idea che la signora Royal diventi la padrona dell’Eliseo, al pari di quelli che già pregustano Hillary Clinton o Condoleezza Rice alla Casa Bianca e magari la Giovanna Melandri o la Santanchè in Italia, mi trovo a pensare come sia stucchevole e assolutamente falsa quest’idea che siccome un politico è donna governerà meglio degli uomini.

Se per “meglio” intendiamo più umanamente, con un occhio di riguardo ai poveri e con una sana ripugnanza della guerra mi sa che gli esempi passati non ci aiutano molto.
Quando governava Golda Meir in Israele hanno per caso taciuto le armi in Medio Oriente? La grande donna politica affermava, in una intervista al Sunday Times del 15 giugno 1969: "Non esiste una cosa come il popolo palestinese ... Non è come se noi siamo venuti e li abbiamo cacciati e preso il loro paese. Essi non esistono."
Abbiamo dimenticato gli effetti nefasti sul welfare della politica ultraliberista della madre di tutte le domine, Margaret Thatcher, che pure piace ancora tanto dalle parti degli amanti del bondage liberista? E la guerra delle Falklands, il braccio di ferro con i minatori?
Facciamo altri esempi. Indira Gandhi governò l’India più come una dea Kalì dal pugno di ferro che come una buona mamma affettuosa e, per limitare le nascite, iniziò una campagna di sterilizzazione coatta delle classi più povere.
Vado avanti? La signora Ceausescu fu altrettanto spietata del marito e così la vedova di Mao, Jiang Qing con la sua Banda dei Quattro. Le regine della storia hanno combattuto, eliminato nemici e affamato popoli. Esattamente come i loro colleghi maschi.
Se proprio vogliamo trovare un esempio di donna che si sfinì fino all’ultimo per aiutare i poveri del suo popolo dobbiamo citare Eva Peron, la quale tuttavia non disdegnava di maneggiare denaro proveniente da bottini nazisti.

Voglio essere ottimista e pensare che Hillary, Condoleezza e Ségolène saranno molto diverse ma ho paura che il problema non stia nel sesso del politico ma nella politica.

Inoltre trovo stucchevole definire femminismo la donna al potere perché se ogni grande uomo ha una grande donna alle spalle, ogni grande donna ha alle sue spalle una piccola donna che gli spupazza i figli, gli pulisce la casa, gli bada ai vecchi e gli fa insomma da serva.
Il potere di una donna, fino ad oggi, presuppone purtroppo la sottomissione di un’altra donna di status economico inferiore. Niente di nuovo sul fronte occidentale.
Per giunta, guardando bene, si scopre che queste grandi donne sono quasi sempre o figlie, o mogli, o conviventi o amanti di qualche uomo importante, magari solo nel senso del conto in banca.

Domanda: il risultato di anni di emancipazione femminile consiste nel fatto che una classe di donne si è emancipata grazie a vincoli di sangue e letto e l’altra continua a sbattersi come prima e in più deve anche servire le signore emancipate? Quello che chiamiamo emancipazione non sarà semplice nepotismo e attaccamento al posto di comando, che deve essere occupato comunque da “uno di noi” e anche se è donna non importa?
Come leggevo ieri in un commento ad un post su Ségolène Royal su OneMoreBlog, che condivido in pieno, anche a me piacerebbe vedere una presidentessa, ma che fosse una vera donna, una che sa smacchiare un pantalone, sfeltrire il maglioncino, attaccare un bottone, cucinare l’impepata di cozze e badare ad una nidiata di marmocchi.
Una insomma che, magari dopo aver lavorato duramente per meno di mille euro al mese, si facesse un culo così anche in casa e conoscesse quindi la vita reale di milioni di donne. Poi magari la politica guasterebbe anche lei ma almeno io e le altre milionesse ci sentiremmo un po’ più rappresentate.

Tornando alla signora Royal e per buttarla in satira, leggo che è stata condannata in una causa giudiziaria perché non aveva retribuito alcune collaboratrici in una recente campagna elettorale. Ogni grande donna ha piccole donne alle sue spalle.
Leggo che si è distinta per aver censurato alcuni poster che mostravano chiappe reclamizzanti un tanga e che per ciò è chiamata “la nuova puritana”; che ha fatto una legge in difesa di un famoso formaggio e che vuole mandare a lavorare gli insegnanti anche il pomeriggio perché secondo lei non fanno una cippa tutto il giorno. Insomma, i francesi ne parlano come di una che ha tante idee, alcune però in contrasto tra loro.
E’ madre di quattro figli non essendo sposata con François Hollande, attuale primo segretario del Partito socialista, ma è contro i matrimoni gay.

Beh, male che vada manderà gli insegnanti omosessuali a mettere il reggiseno alle vacche che producono il formaggio chabichou. E se anche le vacche non sono sposate, pazienza.

lunedì 20 novembre 2006

La rivolta dei generali

Da mesi tira una brutta aria al Pentagono e se non è proprio tintinnar di baionette, poco ci manca. I generali americani sono in subbuglio e sempre più insofferenti verso l’amministrazione Bush a motivo della disfatta in Iraq e della minaccia di allargamento del conflitto su un terzo fronte in Iran.

Bisogna andarsi a cercare le notizie in qualche articolo di giornale e su Internet perché i nostri telegiornali delle ore venti, tra un matrimonio del secolo e un fattaccio di cronaca al sangue preferiscono, se proprio devono parlare di cose serie, far passare l’idea che alla Casa Bianca “tutto va ben, madama la marchesa”. I consensi di George sono in caduta libera e lo sanno anche le pietre ma per gli inviati a Washington più realisti del re, come l’apposito Borrelli, Dabliù Bush è il miglior presidente di tutti i tempi e il suo quasi omonimo Washington gli fa una pippa.
Se ci si informa in maniera un po’ più approfondita si scopre che la società americana è agitata da molti mesi da una vera e propria rivolta di alcuni alti gradi militari contro le scelte di politica estera dell’amministrazione repubbli-con.

Il primo atto concreto della clamorosa iniziativa è stato il 15 aprile scorso l’invio di una lettera nella quale un gruppo di alti ufficiali in congedo chiedeva al presidente di licenziare in tronco il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld.
Tra i firmatari il gen. Anthony Zinni, il gen. Paul Eaton, il gen. Gregory Newbold, il gen. Paul Van Riper, il gen. Charles Swannack, il gen. John Riggs e il gen. John Batiste.
Il motivo di questa richiesta nasce dal sistematico rifiuto di Rumsfeld di tenere in considerazione i consigli provenienti dai comandanti militari, che forse di tattica e guerra ne capiscono qualcosa di più di lui, e per aver di conseguenza condotto gli Stati Uniti alla débacle in Iraq, un paese che sta ormai precipitando proprio in quella sanguinosa guerra civile totale e incontrollabile che, secondo la propaganda di Cheney e compagnia cantante, l’intervento anglo-americano avrebbe dovuto evitare.

Il bello, o il brutto a seconda delle opinioni, è che si tratta in massima parte di ufficiali che hanno sempre sostenuto il partito repubblicano ma che si sentono traditi dalla sua deriva neocon e non bisogna pensare che i fautori della protesta siano solo vecchi generali in pensione un po’ rincoglioniti.
Secondo il sito Appeal for Redress, sono almeno 219 i militari in servizio che hanno sottoscritto un appello al Congresso in cui si chiede il ritiro delle truppe USA dall'Iraq. L'appello sarà consegnato il 18 gennaio 2007, il Martin Luther King Day, e recita:

"As a patriotic American proud to serve the nation in uniform, I respectfully urge my political leaders in Congress to support the prompt withdrawal of all American military forces and bases from Iraq . Staying in Iraq will not work and is not worth the price. It is time for U.S. troops to come home".

"Come patriota Americano fiero di servire in uniforme la nazione, chiedo ai miei rappresentanti al Congresso di appoggiare l’immediato ritiro di tutte le forze armate americane dall’Iraq. Rimanere in Iraq non serve e non ne vale la pena. E’ tempo per le truppe americane di tornare a casa".

Il malumore serpeggia anche in altri autorevoli settori del potere a stelle e strisce.
Il 6 giugno scorso si è svolta a Washington una conferenza stampa nella quale, oltre ai militari rivoltosi, ha partecipato un gruppo di ex diplomatici che ha duramente criticato la politica estera e di sicurezza nazionale dell'amministrazione Bush, chiedendo agli americani di punirla alle elezioni di novembre, come poi è effettivamente avvenuto.
Non dimentichiamo poi il sempre maggior numero di americani che chiede insistentemente di fare piena luce sui fatti dell’11 settembre con l’istituzione di una Commissione d’Inchiesta veramente indipendente, oltre alle richieste di impeachment per le bugie che hanno condotto Bush all’avventura bellica in Iraq.
Dietro alla cacciata di Rumsfeld il giorno dopo il risultato elettorale di medio termine, fatta passare per un diktat del neo presidente della Camera Nancy Pelosi, vi è quindi secondo molti osservatori una seppur tardiva accoglienza della richiesta avanzata nella famosa lettera di primavera.

Se il maggiore problema apparente è l’Iraq, è indubbio però che i generali stiano da tempo reagendo negativamente alle voci sempre più insistenti di attacco all’Iran. Negli ambienti militari si parla di un’altra lettera che alcuni generali e ammiragli in servizio attivo avrebbero presentato al presidente dei capi di stato maggiori riuniti, gen. Peter Pace, in cui gli ufficiali minacciano le dimissioni nel caso in cui la Casa Bianca ordinerà un attacco militare contro l'Iran.
Questo perché in realtà, anche tolto di mezzo Rumsfeld, i militari si rendono conto che il problema è Cheney, che è il vero architetto della politica della guerra preventiva e perpetua. A differenza di Rumsfeld però, che è stato nominato dal Presidente, Cheney è stato eletto dal popolo e non si può licenziare come un co.co.co qualsiasi.

Per dimostrare che la rivolta contro Bush ha carattere perfettamente bipartisan basti dire che il più autorevole settimanale della sinistra americana “The Nation” ha pubblicato nel numero del 16 ottobre un articolo intitolato “Rivolta dei Generali — gli ufficiali contro una guerra fallita” a firma di Richard J. Whalen, affermato esperto di strategia del partito repubblicano e conservatore.
In un articolo su "Slate" dello scorso aprile, il giornalista Fred Kaplan si chiedeva se un colpo di stato militare negli Stati Uniti non avrebbe in questo momento paradossalmente un effetto di moderazione sulla politica americana.

Per ora invece i militari, più saggiamente, sperano che un cambio di indirizzo politico alla Casa Bianca in senso Democratico possa scongiurare lo spauracchio di un allargamento all’Iran del conflitto medio-orientale.
La via d’uscita che mi pare possibile sta nel conferire la maggioranza ai democratici alla Camera e al Senato in modo che si possa fare un’inversione di rotta”, ha detto il gen. Paul Eaton, da sempre repubblicano, riferendosi al disastro della guerra irachena in una intervista a Salon: “La maggior parte di noi vede altri due anni di tutto questo se i repubblicani restano al potere”. “Non ci saresti riuscito a farmi votare per Kerry o Gore neanche con la tortura, ma adesso non sono davvero entusiasta per ciò che ho votato”.
Un alto ufficiale ancora in servizio, quindi protetto dall’anonimato, recentemente rientrato dall’Iraq, ha detto sempre alla stessa rivista: “Posso riferirvi, dalla discussioni a cui ho partecipato nei miei ambienti, che l’unico modo di consentire o arrivare a dei cambiamenti è cambiare leadership”.
Riflettendo questa stessa idea diversi ex ufficiali che hanno avuto recenti esperienze di combattimento in Iraq, hanno lanciato un appello agli elettori americani pro partito democratico.
I generali John Batiste e Paul Eaton hanno rilasciato interviste alla rivista online Salon in cui auspicavano una vittoria democratica. “La cosa migliore che adesso può accadere è che in una o tutt’e due le camere prevalgano i democratici in modo da poter stabilire un qualche controllo”, ha detto il gen. Batiste.

Secondo il col. W. Patrick Lang, ex Ufficiale dell’Intelligence della difesa per il Vicino Oriente e l’Asia meridionale, il Congresso avrebbe il potere di mettere sotto controllo il partito della guerra globale e permanente alla Casa Bianca. Esso potrebbe infatti ritirare il permesso concesso al presidente di fare la guerra nell’ottobre 2002 e potrebbe tagliare i fondi per continuare la disavventura irachena.
Sempre però che George non si inventi qualche altra legge antiterrorismo ancora peggiore di quelle già emanate, o non capiti un’ennesima provvidenziale Pearl Harbor.

sabato 18 novembre 2006

Quando le donne fanno ooh

Ho visto un po’ troppi wonderbra in giro ultimamente. Così, anche se odio l’ipocrisia della par condicio, per pareggiare i conti mi travesto da etologa e vi propongo otto meraviglie della natura in senso maschile.
Per restare in argomento “intimo”, consiglio anche il relativo wonderbra for men, di cui però questi Bronzi di Riace viventi, questi capolavori dell’arte moderna non hanno alcun bisogno. Sono uomini che non devono chiedere mai. L'aggeggio che solleva lasciamolo a chi una volta avrebbe usato il cotone idrofilo. Ohibò.

Cominciamo il giro dei belloni da Viggo Mortensen, la tempesta ormonale perfetta. Inespressivo, dicono. Già fa danno così figuriamoci se fosse pure espressivo.
Le sue fans si giustificano dicendo che piace perchè è anche intelligente, poeta, pittore. Palle, la verità è che tira più un pelo di Viggo che un carro di buoi.

Occhi che ti fanno la risonanza magnetica quelli di Joaquin Phoenix, genere tormentato, in molti film adolescente perverso che innesca reazioni insano-materne stile “vieni qui che ti risolvo io i problemi, bel bambino”. Memorabile in “Da Morire” di Gus Van Sant, che io benedico perché di bei figlioli se ne intende e ci offre sempre immagini indimenticabili.

Keanu Reeves è il monumento vivente alla idiozia dei razzisti, di coloro che vorrebbero continuare a trombarsi solo le sorelle per non contaminare la razza.
Esercizio pratico: guardate Keanu e domandatevi, ma mescolare un pochino i geni non dà effetti interessanti? Ultimamente un po’ intortellato, ma sempre un grande.

Un giovane virgulto dal Giappone, Takeshi Kaneshiro.
Se trovate una palla mortale i pugnali volanti ma non osate dirlo all’amico entusiasta del cinema estremo-orientale che vi presta sempre le versioni director’s cut dei capolavori di Jhang Yimou concentratevi sui lineamenti di porcellana e gli occhi a mandorla assassina di Takeshi. Le due ore e oltre passeranno più in fretta e direte: “Ma come, è già finito?”.


Che dire di Johnny Depp, il lato selvaggio della vita, l'uomo dai mille volti? Da portarsi dietro solo in modica quantità, di lui non si butta via nulla, ed è un salvavita. Un momento di depressione e con un Depp passa tutto.

Alzi la mano chi non si farebbe arrestare e interrogare da Montalbano, alias Luca Zingaretti, il primo sexy commissario italiano e la rovina di Cesare Ragazzi.
O ragazzuoli che la menate con i capelli che cadono e vi rovinate lo stipendio con le fiale di Minoxidil, non preoccupatevi. Dovete solo essere uguali a Zingaretti e i capelli non rappresenteranno più un problema.

Direttamente dall'Enciclopedia Britannica dei bonazzi, la new entry Clive Owen, anche lui un po’ botulinizzato nell’espressione ma gran figaccione, sia nei panni di Re Artù, dove per lui sbavavano sia Lancillotto che Ginevra, che in quelli del rapinatore diabolico in “Inside Man”.

Infine un omaggio al neo Pallone D’Oro, ‘O Capitano, Fabio Cannavaro.
Di fronte alla sua “tartaruga” perfetta le bimbe si turbano, le mamme sbiancano e anche Michelangelo poserebbe lo scalpello e si metterebbe a piangere in silenzio con la testa tra le mani dicendo sconsolato: " ’gna faccio…"

E ora vi saluto, vado a farmi una doccia fredda.

martedì 14 novembre 2006

L'acqua è poca e la papera zoppa non galleggia

Cosa cambia nella politica americana dopo la sconfitta rimediata da Giorgino alle elezioni di mid-term, conclusesi con una significativa avanzata dei democratici che potrebbe far presagire un cambio di gestione alla Casa Bianca tra due anni?
Dal punto di vista presidenziale, indubbiamente l’anatra esce ancora più zoppa dalla tenzone e dovrà trascinarsi ancora per due anni sperando in un ribaltamento nei consensi.
Donnie Rumsfeld ci ha subito rimesso le penne ma al suo posto è andato un vecchio amico e collega di papino alla CIA, quindi non so quanto sia da considerarsi rivoluzionario il cambiamento.

Per quanto riguarda la politica dell’amministrazione non mi attendo ulteriori grandi ribaltoni, dato che, come dice Gore Vidal, in America vi sono due partiti, uno di destra e uno di estrema destra, formati da politici che hanno comunque un’unica agenda da rispettare che è quella del “corporate power”, del potere dei gruppi di pressione, del complesso militare industriale e delle multinazionali. I democratici sono portatori di un’agenda più “compassionevole” di quella repubblicana, in genere, ma niente di più.

Gli americani hanno scelto questa volta di votare in maggioranza per i democratici e, se mi permettete una nota cattiva, il voto pro-asinello dev’essere stato proprio a valanga se questa volta gli amici di Jeb e Dubya non hanno potuto fare i soliti giochetti con le slot-machines elettorali della Diebold.
Tuttavia, più che un premio ai democratici il risultato elettorale potrebbe essere letto come una punizione nei confronti dell’amministrazione Bush, e nella fattispecie, della cricca neocon che ha trascinato il paese in due guerre dall’esito fallimentare causando la morte di migliaia di giovani americani.

Oltre al fattore guerra, nell’avanzata democratica può aver giocato anche la preoccupazione per la deriva liberticida di alcune leggi approvate dal presidente Bush con la scusa della guerra al terrorismo e che sono causa di molta preoccupazione nei settori più genuinamente liberal della società americana.

Molti commentatori italiani si sono affrettati a tessere le lodi dei neo-eletti deputati e senatori, dal primo musulmano che entra alla Camera a discapito del clima anti-islamico, al giovane e nero senatore Barack Obama.
Lodi sperticate sulla fiducia anche alla nuova presidente della Camera, donna e italoamericana, dimenticando che la signora, ad esempio sul Medio Oriente, non si scosta di molto dalla politica neocon e che anche Al Capone era italoamericano.
Ovazione per Hilary Clinton che potrebbe succedere a suo marito al potere presidenziale, caso unico nella storia dopo Jiang Qing, la vedova di Mao. Chissà chi sarebbero gli altri tre nella nuova Banda dei Quattro? Hilary è senz’altro in gamba ma è anche lei espressione di quell’unico calderone oligarchico dal quale nascono i politici statunitensi.

La nota comica dei commenti è giunta come al solito dal TG1 che ha detto testualmente che la signora Pelosi, neo-presidentessa della Camera, sarebbe andata da George e lì sul tamburo gli avrebbe intimato di cacciare Rumsfeld, cosa prontamente eseguita da Bush, segno del nuovo grande potere raggiunto dai democratici.
I telegiornali hanno un’idea molto provinciale degli Stati Uniti, mediata dai film commedia stile anni 50 con le donne che comandano a bacchetta gli uomini e preparano la torta di mele.

In realtà Rumsfeld si è tolto finalmente dai coglioni per ben altri motivi, di cui parlerò domani, che nascono dalla misconosciuta rivolta dei militari USA contro l’amministrazione Bush che cova sotto la cenere da parecchi mesi.

venerdì 10 novembre 2006

Aggiornamento: The Cogne Files

Avevamo appena lasciato la ridente vallata di Cogne con la notizia che Samuele sarebbe morto di morte naturale per l’aneurisma, eccetera, eccetera ed ecco dopo poche ore un’altra variazione sul tema.
La madre avrebbe ucciso in stato di parasonnia, per uno di quei casi descritti dalla letteratura nei quali un soggetto affetto da sonnambulismo può commettere atti di violenza auto o etero-diretta. Lo afferma l’ennesima perizia neurologica su Annamaria Franzoni, ordinata dal tribunale, che evidenzierebbe anomalie elettriche cerebrali di tipo epilettiforme.

A parte che un elettroencefalogramma non fa primavera, se il delitto è avvenuto tra le 8.00 e le 8.30 del mattino, come è appurato dagli atti processuali (qui il testo del rinvio a giudizio del GIP Gandini) e dal referto autoptico, quando la Franzoni ha accompagnato il figlio grande all’autobus dormiva o era sveglia? Ha perfino parlato con il conducente…

A questo punto solo i miei amati Mulder e Scully potrebbero dipanare la matassa degli X-Files di Cogne.
Eh si, perchè abbiamo avuto i fantomatici assassini che passano attraverso le porte chiuse, la cui cattura Taormina ha annunciato a più riprese come imminente ma che poi non sono mai venuti fuori (chissà perché). Assassini che si nascondevano tra legnaie e garage, confondendosi magari tra i nanetti da giardino e che erano in grado di entrare in casa, mettersi in pigiama, uccidere, ricambiarsi, uscire e sparire nel nulla in 3 minuti: assassini al microonde.
Poi è saltato fuori il “vecchio scarpone” numero 46 (avete controllato l’alibi di Ibrahimovic?) che quindi scagionava il piedino da fata di Annamaria.
In un trip esoterico a "Porta a Porta" il criminologo Bruno (che non è parente dell'orso) parlò di una possibile pista satanica visto che il delitto era avvenuto di giorno 30, giorno di sabba. E poi ricordiamo le accuse al matto del villaggio, alla vicina con la faccia feroce che “picchiava” i bambini e all’altra conoscente che avrebbe gettato il malocchio sulla famigliola felice e perfetta, troppo perfetta. Manca il nano ballerino nella stanza rossa e siamo in pieno Twin Peaks.

Non so voi ma io mi sono proprio rotta.
Mesi fa sono uscite delle intercettazioni riguardanti il grande capo Franzoni e i coniugi Lorenzi, delle quali ha parlato anche Fulvia in un suo post. Vi si parla della necessità di far sparire un certo martelletto. Ora, all’approssimarsi forse della presentazione al processo di ulteriori intercettazioni compromettenti siamo giunti all’escamotage del "io non c’ero e se c’ero dormivo". Faccio peccato se penso male?
A coloro che poi si commuovono per la "verità" contenuta nel libro autobiografico della povera madre accusata dai cattivi giudici (ci scommettete che il ghostwriter è Vespa?), ricordo che esiste un processo Cogne bis dove ben 11 persone dell’entourage della Franzoni sono indagate per calunnia e frode processuale, tra cui l'avvocato Taormina, la stessa Annamaria Franzoni e il marito Stefano Lorenzi per le false macchie di sangue fatte con il solfato di calcio.
Ho detto ridente vallata di Cogne all’inizio? C’è poco da ridere.

giovedì 9 novembre 2006

A Cogne i bambini scoppiano di salute

Alla fine l’hanno detto. Il piccolo Samuele si è autoterminato.
Per la verità già la dottoressa di famiglia aveva ipotizzato una "esplosione" spontanea della testa del piccolo a causa di un aneurisma, dichiarazione che ancora oggi causa l’ilarità generale nelle riunioni postprandiali dei congressi mondiali di neurologia.
Siccome però la madre dei luminari è sempre incinta, ecco che un provvidenziale neurochirurgo dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano torna a bomba e afferma in una lettera inviata alla “Posta del TG5”, nota rivista scientifica diretta dal premio Nobel Barbara Palombelli, che Samuele in realtà è morto “per cause naturali”.
L'aneurisma cerebrale avrebbe fatto aumentare la pressione all'interno del cranio, causando una crisi epilettica nel corso della quale il bambino avrebbe potuto procurarsi le ferite e le fratture riscontrate sul corpo”.
Magari sbattendo la testa per diciassette volte contro un mestolo magicamente sospeso per aria sopra il letto. Quel RIS di Parma che non capisce mai un tubo e vede delitti dappertutto! E che soprattutto non è in grado di trovare tracce sui mobili attorno al letto delle presunte capocciate del bambino.

I giornali riportano la notizia e naturalmente riprende vigore la tesi della testa esplosa. Del resto i testi di neurologia sono pieni di casi di persone alle quali è scoppiata la testa, magari mentre stavano leggendo notizie come queste. Ecco perché quando vai nei reparti di neurologia i camici dei medici e degli infermieri sono sempre lordi di sangue. Uno va lì per un mal di testa e “booom”, materia cerebrale dappertutto. E noi che credevamo che le teste scoppiate fossero un’invenzione della mente disturbata di Cronenberg per il suo film “Scanners” (vedi foto).

Chissà perché invece quando aumenta la pressione endocranica, per esempio a causa di un idrocefalo, la scatola cranica può dilatarsi, nel bambino, a dismisura per contenere l’aumento di liquor, senza scoppiare? L’aneurisma è una malformazione di un vaso sanguigno consistente in una deformazione a palloncino o a sacco della tunica del vaso. Nel punto dell’aneurisma, a causa di un aumento della pressione sanguigna, la parete vascolare può rompersi e provocare un’emorragia, che nel cranio è generalmente subaracnoidea ma non l’esplosione della testa! Non è l’aneurisma che aumenta la pressione ma il contrario, l’ipertensione scompensa l’aneurisma. E’ la somma che fa il totale.

Se appena dopo il delitto il mondo scientifico disse che la storia dell’aneurisma esplosivo era una cazzata e rise tenendosi le budella, perché oggi dovremmo berci la fenomenale rivelazione del neurodelirante chirurgo, magari anch’egli parte delle innumerevoli “taorminate” create ad arte per scagionare la Franzoni?
E poi scusate, se il bambino è morto di morte naturale, perchè accusare in rassegna tutti gli abitanti della vallata di Cogne, dalla vicina al matto del villaggio? Lo scoprono solo adesso dopo quattro anni?

Mi aspetto che la prossima notizia sul delitto di Cogne sarà che Samuele è morto perché a Cogne, data l’aria buona di montagna, i bambini scoppiano di salute.


martedì 7 novembre 2006

Elezioni taroccate for Dummies II - Un caso italiano?

La domanda non è affatto da poco. E’ possibile che siano stati effettuati dei brogli nelle elezioni politiche italiane del 2006 manipolando i dati relativi alle schede bianche?
E’ la tesi contenuta in un’inchiesta di “Diario” e raccontata in un articolo tratto da L’Unità del 3 novembre.
Il prossimo 24 novembre, allegato a “Diario”, vi sarà un DVD con il film "Uccidete la democrazia. Memorandum sulle elezioni di aprile" girato dal direttore Enrico Deaglio che ricostruisce i misteri irrisolti della notte dello scrutinio dei voti.

A pochi giorni dal voto di aprile tutti i sondaggi parlavano di un vantaggio di cinque punti del centrosinistra sul centrodestra e di come la vittoria dell’Unione fosse ritenuta scontata e netta. La tendenza veniva confermata dagli exit-polls ma poi, man mano che giungevano i risultati dello scrutinio dei voti effettivi, si osservò un movimento statistico dei dati piuttosto inconsueto, che riporto qui sotto.

Senza oscillazione casuale e fisiologica dei dati, osserviamo una regolare progressione dei voti del centrodestra nel tempo a fronte di una corrispondente regressione di quelli del centrosinistra. In pratica quel pomeriggio del 10 aprile, ogni ora che passava, il centro sinistra scendeva di 0,5 e il centro destra saliva di 0,5.
Anche a occhio e ha chi ha dato solo un esame di statistica, è un andamento molto bizzarro, per usare un eufemismo. Sembra quasi l’avverarsi delle famose “convergenze parallele” del compianto Aldo Moro. L’impossibile che diventa realtà.
Le elezioni si conclusero con la vittoria risicata per soli 25.000 voti del centrosinistra e le accuse di brogli da parte di Berlusconi che ancora oggi ogni tanto chiede vengano ricontate le schede (sapendo benissimo che ciò non è previsto per legge).

Prima dell’annunciata inchiesta di Diario, le stranezze di quei dati elettorali avevano già offerto lo spunto per un libro intitolato “Il Broglio, romanzo simultaneo” scritto da tre giornalisti celati dietro il nom de plume di Agente italiano, dove si sostiene che nella notte dei ministeri e dei misteri i voti delle schede bianche vennero magicamente spostati in direzione non tanto della Casa delle Libertà, ma in direzione esclusiva di Forza Italia. Fantapolitica, si è detto.

Secondo l’inchiesta-dvd di Deaglio, nella notte degli scrutinii vi era molto nervosismo nel centrosinistra. Fassino era scuro in volto e Marco Minniti, entrando al Viminale, avrebbe pronunciato la frase “ci stanno rubando le elezioni”. Si narra di uno scontro furibondo tra l’allora Ministro degli Interni Pisanu e Berlusconi che voleva invalidare le elezioni e di come i rapporti tra i due siano da allora rimasti tesi. Ma cosa era successo?

Una cosa è certa. Dai dati ufficiali del ministero dell'Interno, che non sono ancora stati resi noti nel dettaglio fino ad oggi per le schede bianche e schede nulle, risulta che le schede bianche nelle ultime politiche sono state complessivamente in Italia solo 400 mila, a fronte del ben più consistente numero di 1.600.000 del 2001.
Come se non bastasse, un’altra stranezza riguarda la distribuzione di queste poche schede bianche, che non varia come è normale da regione a regione e da città a città ma è sorprendentemente oscillante su tutto il territorio tra l'1 e il 2 per cento. Secondo le leggi della probabilità una distribuzione così omogenea è da considerarsi altamente improbabile. Già all’indomani delle elezioni i giornali parlarono del mistero delle schede bianche scomparse.

L’inchiesta di Diario entra nel vivo e si rivolge ad un gruppo di esperti per tentare di dipanare la matassa.
Normalmente, quando le prefetture trasmettono i voti al Viminale, le schede bianche non entrano nel conteggio della suddivisione dei seggi e sono considerate un dato di scarsa importanza. Secondo l’esperto informatico americano Clinton Curtis (del quale ho parlato ieri), basta un piccolo software compilato in mezz’ora in grado di spostare i dati delle schede bianche ad un certo raggruppamento politico, e il gioco è fatto. Nel software è anche previsto un comportamento di distribuzione dei dati che simula la casualità, tanto da rendere verosimile il risultato. Realtà? Fantapolitica?
Un’altra domanda inquietante è la seguente. Se furono messi in pratica dei brogli a danno del centrosinistra, come mai non si compì l’opera fino ad eliminare quei residui 25.000 voti che dettero la vittoria all’Unione? Qualcuno forse non eseguì gli ordini ricevuti?  Il libro dell’Agente Italiano è forse un messaggio tipo “io so che tu sai che io so”? E soprattutto, perché il centrosinistra non ha denunciato il broglio? Fu un broglio e controbroglio?
Nella famosa intervista e fuga con Lucia Annunziata del 12 marzo Silvio Berlusconi disse: «I brogli rientrano nella professionalità e nella storia della sinistra. Qualcuno di loro si vantò, nel 1996, di aver sottratto a Forza Italia un milione e 705 mila voti...».

Non resta che attendere gli inevitabili spunti polemici che nasceranno dalla pubblicazione dell’inchiesta di Diario e le critiche che pioveranno addosso a Deaglio che si ritrova oggi neo-cospirazionista dopo aver indossato i panni dello smontatore dei misteri del 911 fino all’altro giorno.
Io sinceramente mi augurerei che la storia dei brogli italiani fosse tutto un trip paranoico, ma visti i precedenti delle elezioni americane e il caso recente del Messico, bisognerebbe indagare seriamente, per poter dire un giorno, con certezza, "state tranquilli, i brogli delle elezioni italiane? Una boiata pazzesca".

sabato 4 novembre 2006

Giovedì: gnocca


Mannaggia, proprio la sera che sono troppo stanca per guardare "Anno Zero" ne succedono di tutti i colori.
Berlusconi si offende ed invoca per l'ennesima volta l'editto bulgaro perchè Travaglio ha parlato di lui, dell'avvocato Mills e del rinvio a giudizio. Dice che voleva intervenire in diretta ma gli hanno buttato giù il telefono. Qualcuno lo avverta che non è più il presidente del consiglio e che "Il processo del lunedì" è stato cancellato.

Il clou della serata però, mi dicono, è stato quando la voce in sottofondo di uno degli ospiti ha rivolto all'indirizzo di Rula Jebreal un certo complimento.
Rula stava - diciamolo - frantumando i maroni con uno schiaccianoci a Tonino Di Pietro che in quel momento avrà senz'altro rimpianto il suo amico Clemente.
Grazie al blog di arca ho potuto vedere il filmato galeotto.
Non si sente benissimo ma una voce dice: "E' una gnocca senza testa, quella ragazza..." o qualcosa di simile. A me sembra Travaglio, ma altri sostengono trattarsi di Brunetta dei Ricchi o dell'altro giornalista ospite, Facci(ride).
Forse interpellando gli esperti dell'accademia FBI di Quantico o magari più modestamente il RIS di Parma si potrà svelare il mistero della voce dall'oltretomba. Magari facendo scorrere il nastro all'indietro potrebbe comparire qualche messaggio satanico mescolato ad una canzone di Orietta Berti.
Per tutto il giorno si è fatto notare come la battuta sia di un orrendo maschilismo, si sono tirati in ballo Putin, Aznar ecc. Dai ragazze, se il malcapitato avesse detto "è una racchia con una gran testa" ci saremmo offese lo stesso.

Le cose forse stanno diversamente. In realtà Travaglio e Facci, annoiati dalla trasmissione, stavano sfogliando e commentando a microfono aperto una rivista porno: "E' una gnocca senza pelo, questa ragazza".

Mah, qualcuno dirà che sono ben altri i problemi del mondo. Intanto il Caravaggio dei poveri ha realizzato, a commento della notiziola, un altro dei suoi dipinti, "La vendetta della gnocca".
Per la serie maschilismo sfrenato, segnalo infine il menù della bruschetteria dove sono stata a mangiare l'altra sera che, tra le "spianate", ne offre una dal nome inequivocabile: "Patacca senza pelo". Come volevasi dimostrare.


La banda del bug


Un bel quiz per il fine settimana è quello che ci vuole. Indovinate quali tra le seguenti affermazioni sono vere e quali sono false:

1) Si tratta di un gruppo di studenti arrestati durante una manifestazione contro la guerra in Vietnam.
2) La foto ritrae la banda di Charles Manson.
3) Il ragazzo in basso a sinistra si becca i vostri accidenti svariate volte al giorno ogni volta che usate un computer che non sia Mac o Linux.
4) Sono un gruppo di sfigati che non ha combinato niente nella vita.
5) Questi signori sono il gruppo fondatore della Microsoft e Bill Gates è il pischello in basso a sinistra.
6) Sono gli impiegati di una ditta di disinfestazione da insetti e roditori di Minneapolis.

Immagino le vostre risposte: “Sicuramente la numero 5 è falsa, Lameduck ci sta prendendo in giro”. E invece le risposte vere sono proprio la 3 e la 5 (le altre me le sono inventate di sana pianta, come nei quiz veri).
Sveliamo quindi l’arcano. La foto, presente perfino sul sito della Microsoft nelle pagine dedicate alla biografia di Bill Gates, fu scattata il 7 dicembre 1978 ad Albuquerque nel New Mexico prima che la società trasferisse i propri uffici a Washington e raffigura (da sinistra a destra e dall’alto in basso) : Steve Wood, Bob Wallace, Jim Lane, Bob O' Rear, Bob Greenberg, Marc McDonald, Gordon Letwin, Bill Gates, Andrea Lewis, Marla Wood e Paul Allen.

Riguardo all’affermazione numero 4, ecco le fortune accumulate da ognuno degli sgarruppati sfigatelli:
Bill Gates è l’imperatore megagalattico della Microsoft e la sua fortuna ammonta a circa 50 miliardi di dollari.
Paul Allen ha lasciato la Microsoft nel 1983 ma continua a farvi danno come consulente. Vale 25 miliardi di dollari ed è considerato il terzo individuo più ricco d’America.
Bob O'Rear, anche lui transfuga da Microsoft nel 1983, fa ora l’allevatore di bestiame e si accontenta di un patrimonio di 100 milioni di dollari.
Bob Greenberg, dopo essersene andato da Microsoft nel 1981 lanciò le Cabbage Patch Dolls, ovvero le orrende “bambole del cavolo” che furono uno dei tormentoni degli anni 80. Notate l’inquietante assomiglianza delle bambole con il loro “lanciatore”. Ah, il patrimonio del signore ammonta ad appena 20 milioni di dollari.
Anche Jim Lane se ne andò dalla Microsoft nel 1985 per fondare la propria società di software e vale circa 20 milioni di dollari.
Il programmatore Gordon Letwin invece ha resistito fino al 1993 ma poi ha lasciato e ora si dedica all’ambientalismo, quantunque si assesti anche lui sui 20 milioni. Almeno un hippy verace doveva esserci nel gruppo
Steve e Marla Wood se ne andarono sbattendo la porta. Marla fece causa alla società per discriminazione sessuale. Era stufa di trovare sempre Bill a pisciare nel bagno delle signore. La coppietta si attesta sui 15 milioni.
Bob Wallace è il fricchettone del gruppo. Studioso di droghe psichedeliche lasciò la Microsoft nel 1983. Quasi un nullatenente, 5 millioni di dollari. Il resto se lo sarà speso in acidi?
Andrea Lewis fu uno dei primi disegnatori tecnici Microsoft. Sarà rimasta almeno lei? No, se ne è andata nel 1983 e ora fa la scrittrice freelance. Valore patrimoniale: una poveraccia, 2 millioni. Ed infine Marc McDonald, il primo impiegato della Microsoft e disegnatore del file system FAT. Neanche a dirlo fuggì nel 1984 ma è stato ripreso di recente quando hanno acquistato la Design Intelligence per la quale lavorava. Quasi non pervenuto, un solo e triste milione di dollari.

Mi rimane una curiosità, cosa avrà fatto mai Bill per far fuggire quasi tutti i suoi impiegati e sodali negli anni 80? Li obbligava ad ascoltare i Duran Duran e Den Harrow?


giovedì 2 novembre 2006

Il Crono Pannella

Un Pannella nei panni mitologici di Crono divoratore dei suoi figli ha fatto le scarpe al segretario rosapugnista nonché bambino-coi-baffi Daniele Capezzone, il quale sarà sostituito a breve dalla vivandiera storica del Partito Radicale e attuale coordinatrice nazionale dei rosa-pugnisti Rita Bernardini, quella che ogni volta che interviene alla Radio Radicale dà i numeri - nel senso che conta gli schei in cassa.

Volano gli stracci a Via di Torre Argentina e son parolacce, insulti e accuse di cannibalismo ai leader inossidabili Emma e Marco da parte del segretario che da neocon si è ritrovato neotrombato.
Non si preoccupi il pulzello d'Orléans, perché troverà senz’altro altri lidi ove portare il suo genio politico, magari nei Riformisti Radicali delle vedove allegre. La parlantina non gli manca di certo, né la voglia di vendicarsi del Crono-divoratore.

Intanto si attende l’incoronazione di Rita vincitrice della Crono-scalata ai vertici del Partito con la maglia rosa-pugnettista. Sempre che Pannella, dopo tanti digiuni, non debba soddisfare dell’altra fame arretrata.


mercoledì 1 novembre 2006

Il Signore degli Uccelli


Le prime parole che il piccolo Rocco Tano udì, ancora tra le braccia del medico che lo fece nascere furono “Oddio, e che è?”
In compenso, appena aprì gli occhi un mondo meraviglioso gli si parò davanti: ostetriche, infermiere calde che lo accudivano, la zia polposa che lo prendeva in braccio e lo baciava, le amiche della mamma e soprattutto le tettone della mamma!

Bambino particolarmente dotato, all’asilo veniva regolarmente sgridato dalle maestre, che lo accusavano ingiustamente di nascondersi le merendine degli altri bambini nella patta.

A scuola fu sempre molto svogliato. Si distraeva a guardare le compagnucce e le maestre, non parliamo poi delle giovani supplenti.
Per la Prima Comunione gli fu regalata una cinepresa dove lui scoprì il suo indubbio talento per il cinema. Passava ore a filmare cani e gatti del vicinato ma si annoiava, il documentario naturalistico non era il suo genere, o almeno quello sugli animali. Trovava gli esseri umani decisamente più interessati, soprattutto le femmine della specie. Fu espulso dalla scuola quando la maestra dichiarò che lo aveva trovato sdraiato sotto la cattedra ai suoi piedi che riprendeva non si sa bene cosa con la cinepresa.

Con l’adolescenza cominciarono i suoi problemi. Quella cosa che aveva fatto trasalire il medico in sala parto cresceva a dismisura e si faceva sempre più fatica a contenerla e le donne erano sempre di più, ovunque, di ogni forma e di ogni età.
Come mettere a frutto tale prodigio della natura? Certo la famiglia gli ripeteva che lo studio era importante. E così, incerto tra la laurea in scienza delle costruzioni e una carriera come pornostar, scelse di fare il pornostar.
Il resto della storia è noto. Una carriera sfolgorante con titoli indimenticabili come “Marco Polo”, “Rocco ti presento mia moglie”, “Rocco e le storie vere”, “Avventure erotiche nella giungla”.

Recentemente ritiratosi dalla carriera di attore si dedica alla produzione ed è di questi giorni la notizia della realizzazione dell’opera più ambiziosa della sua carriera: la versione porno del capolavoro di Tolkien (Dio ci perdoni), che si intitolerà “Il signore degli uccelli”, girato alla Peter Jackson, tutto in un botto.
Sta girando il primo episodio, “La compagnia dell’uccello”, anche se le riprese hanno dovuto essere interrotte a causa di un infortunio all’attore che interpreta Dildo Baggins. Per il secondo, “Le due torri”, dove a sorpresa Rocco farà la sua trionfale rentrée e reciterà assieme a John Holmes, resuscitato per l’occasione grazie alle meraviglie della computer graphics, occorreranno mesi e mesi per la postproduzione.
Il terzo episodio invece è ancora da realizzare e molte scene dei primi due episodi devono ancora essere girate. Il problema è che non si trova nessun attore porno disposto a impersonare il ruolo di Pipino.


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